Matilde non aspettare. La vita non ti aspetta: una guida turistica e d’amore della Calabria
5 min di letturaUn trio d’amici: Ippolita Luzzo, Salvatore d’Elia e l’amica scrittrice Daniela Rabia, per presentare il romanzo di Daniela.
«Un incontro emotivamente particolare perché tengo molto all’autrice. La nostra amicizia è nata tra i libri. Le librerie sono in generale la sua seconda casa. Il libro è ritenuto da qualcuno un romanzo di formazione; io lo ritengo un racconto che ci fa conoscere la Calabria in tutti i suoi aspetti. È un inno alla vita. È il suo esordio narrativo e ritengo che come primo romanzo non sia per nulla male. Un in bocca al lupo vero e sentito per questa sua vocazione» è la presentazione di Gioacchino Tavella a Daniela, a Matilde.
Prende il microfono Ippolita per parlare di «tre amici che si vedono spesso e chiacchierano e le cose che diciamo tra noi, stasera le diciamo a voi. Vi voglio parlare della lettura: il ponte dove guardo con piacere il fiume che scorre. Scrivere su un libro è una responsabilità, perché diamo una parte di noi, ed è quello che fa anche Daniela nel suo legame con la lettura e quindi con la scrittura. Bisogna capire il duplice momento del rapporto tra scrittura e lettura. Lo scrittore può diventare scrittore solo se ha tanto letto. In un momento in cui non si comunica più, il libro può diventare comunicazione. Qui vogliamo parlare di una scrittrice che sa comunicare».
E la scrittrice Daniela: «Le librerie svolgono un ruolo fondamentale. Ippolita e Salvatore sono due amici e si rischia di presentare il libro senza essere obiettivi. Quando si scrive c’è la sensazione che l’opera non sia all’altezza di essere letta. Ho maturato l’idea che la scrittura debba essere qualcosa che esce al di fuori di noi e venga condivisa da chi legge. Matilde non vuole essere immobile rispetto alla macchina ma la guida nell’esplorazione della Calabria, la vera protagonista del romanzo. Non scrivo una narrazione storica ma scrivo dell’anima dei luoghi attraverso gli occhi di una donna che si rispecchia in essi. Il titolo non è un inno alla fretta ma a gustare il momento non perdendo le occasioni. Presi dai ritmi frenetici della vita rischiamo di confondere i piani: osservare è diverso da guardare, ascoltare diverso da sentire. A questo non aspettare, Matilde lega un corollario: lega gli anelli al luogo, al modo per essere felice. Il destino è una sorta di linea che unisce la vita.
Anche il frammento, secondo Matilde, è importante. Conoscere la frammentazione di se stessi serve a conoscersi di più dopo aver diviso gli atomi. Guardandosi dentro, dopo aver scoperto la sua interiorità, Matilde vuol tirare fuori la bellezza».
E emozionandosi Daniela continua: «Io vivo di parole, sia come avvocato che come “tentato” scrittore ma è nel silenzio tra le parole che si può scoprire di più.
La funzione ordinatoria della scrittura è simile ad una passeggiata: lasciando camminare le parole si crea una linea ordinata. Matilde intraprende il cammino per ordinare i pensieri. Capisce il segreto fondamentale che le cose debbano essere condivise.
Nel romanzo si cela il simbolismo particellare: una serie di segni che Matilde trova nel suo percorso.
La scrittura è stato un modo e un metodo per rinascere. Ho trovato l’essenza più bella. Aldilà del riscontro, fare ciò che piace fare ci dà la possibilità di essere felici. Io non sono mai stata felice come in questo periodo».
E poi l’amico Salvatore: «Con Matilde anche noi siamo stati sollecitati a viaggiare, a confrontarci con realtà diverse e durante il viaggio le dimensioni di passato, presente e futuro si incrociano. Ricordo del passato, domande del presente, piste da seguire del futuro. La scrittura per Matilde deve stimolare un impegno.
Il valore della scrittura sta nel consentire la condivisione di una vita. Nel momento in cui condividiamo la nostra vita è l’elemento base del sociale.
Un altro aspetto è quello della spiritualità. Una spiritualità che si nutre di immagini. Ne ho colto tre. Maria guarda il cielo, le stelle: richiamano Leopardi e il senso ultimo, qual è il senso del nostro vivere. E anche la figura biblica del Padre che possa caricare sulle sue spalle le ansie. La seconda immagine è quella mariana. Nella ricerca della Vergine Maria c’è la ricerca della madre. La terza immagine è il volto di Cristo che vede in un albero della Sila. L’identificare in Gesù tutte le sofferenze dell’essere umano.
Il libro si conclude con il ritrovamento di una lettera, la ricerca di un papà che sappia sostenerla».
E Daniela: «Ad ogni esame sostenuto mi chiedevano il “bilancio”. Me lo chiedevano sempre. Proprio a me che col bilancio non ho mai avuto a che fare.
Infatti la vita è quel che t’accade mentre progetti di fare altro».
Matilde cambia in ogni momento il suo modo di guardare le cose. «Arrivare alla meta ci ha fatto perdere la bellezza del viaggio. Matilde capisce che è molto più bello camminare che arrivare nel posto. Ed in ogni luogo c’è il cielo. Tutti i paesi diversi sono accumunati dal cielo. La protagonista vuole allontanarsi dalla materia perché la ritiene un ostacolo alla comprensione delle cose, la ricerca delle cose le serve a comprendere che l’anima non è misurabile ma è il miglior legame che abbiamo col cielo. Il suo desiderio di infinito coincide con l’amore. È l’unica cosa che dividendosi non diventa più piccola ma si espande.
Più che un romanzo, è una favola romanzata. Un libro che vuole parlare prima ai cuori che alle menti. La letteratura è stata un modo per uscire dal precariato, un ponte tra il precariato e le materie giuridiche. Voglio vivere per addizioni. Fare dei miei punti di debolezza dei punti di forza.
Matilde è arcobalenata. I libri sono arcobaleni, una forma arcuata di ponti e materiali. I diversi colori ci permettono di mettere in sintonia le sfumature del nostro animo con quelli degli altri».
«La vita è come la Calabria: fatta di percorsi tortuosi. Alleniamo muscoli, cervello e cuore alle difficoltà. Matilde ci dice che in questa terra ci sono tutti i numeri per trovare le leggi dell’amore. L’amore si mette in circolo per produrre un amore collettivo.
Matilde dice che l’amore per la libertà è sulla stessa scia perché la libertà porta all’amore».
La stessa tensione che Daniela mette nel parlare la troviamo nella sua scrittura, ci spiega Ippolita.
«Era da tanto tempo che mi raccontava di questa Matilde irrequieta che andava in giro per i luoghi senza però farla nascere. Il 25 Aprile è arrivato il file e lo deposito nelle braccia di Pasquale Allegro e il 2 Ottobre, festa degli Angeli, nasce Matilde. E qui divento Virgilio che accompagna Matilde nel suo viaggio. E noi seguiamo Daniela nella strada della scrittura che si chiamerà futura».
Perché prima o poi la vita ripaga chi crede nei propri sogni.
Giovanna Saladino