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Milena Quaglini, quando il serial killer è donna

4 min di lettura
Killer Italia Milena Quaglini

La figura del serial killer in Italia è storicamente connessa al genere maschile. Poche infatti sono le donne che con i loro crimini hanno guadagnato l’ingresso nella categoria degli assassini seriali. Questa è la storia di Milena Quaglini.

 

Nella storia della criminologia italiana sono poche le donne annoverabili nella categoria dei serial killer. Statisticamente più difficili da scovare, le donne serial killer in Italia sono state in sostanza tre: Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio, Sonya Caleffi, l’infermiera angelo della morte, e Milena Quaglini, la donna che dal 1995 al 1999 compié tre omicidi ai danni di tre uomini che la maltrattavano.

Milena Quaglini, una vita difficile

«A ogni schiaffo che prendevo da un uomo, rivivevo tutti quelli presi da mio padre […] Io sopportavo, sopportavo, sopportavo, finché non mi facevano qualcosa di intollerabile che mi faceva esplodere.»

Milena Quaglini nasce a Mezzanino, in provincia di Pavia, nel 1957. La sua infanzia è estremamente difficile a causa di un padre alcolista e violento che picchia di continuo lei, sua madre e sua sorella. A 19 anni Milena lascia la famiglia per sposare un uomo divorziato molto più grande di lei. Dal loro rapporto nasce un figlio e per Milena sembra iniziare una nuova vita, finalmente felice. Suo marito però morirà qualche anno dopo per una malattia fulminante.
Nel 1989 si risposa con Mario Fogli, un uomo che si rivelerà presto morbosamente geloso e violento. Milena Quaglini prova a reagire, denuncia l’uomo ma inutilmente. Allora cade in depressione, prova per due volte il suicidio e inizia a consumare dosi massicce di psicofarmaci e alcol. Fogli intanto lascia spesso la casa e non provvede al sostentamento economico della moglie e delle due bambine nate dal matrimonio. Milena è costretta quindi a trovare un lavoro come donna di servizio a casa di un anziano signore.

Il primo omicidio

25 ottobre 1995. A Este, provincia di Padova, viene trovato nella sua casa riverso per terra e con la testa fracassata, un anziano di nome Giusto Dalla Pozza. La casa è piena di macchie di sangue, il che inizialmente fa pensare a una colluttazione avuta dal padrone di casa con qualcuno. Nell’appartamento però non manca nulla. Dalla Pozza morirà qualche giorno in ospedale. Malgrado i tanti dubbi e le circostanze poche chiare, la morte di Dalla Pozza verrà archiviata come accidentale: l’uomo avrebbe avuto un malore e avrebbe barcollato per la casa, macchiando pareti e mobili, prima di stramazzare sul pavimento. A dare l’allarme, quel 25 ottobre 1995 è stata la donna di servizio dell’anziano uomo. Il suo nome è Milena Quaglini.

Serial Killer Milena Quaglini

Il secondo e terzo omicidio

2 agosto 1998. A Broni, provincia di Pavia, una donna chiama i carabinieri dicendo di aver ucciso il marito. L’uomo si chiama Mario Fogli e il suo cadavere viene trovato avvolto in un plaid nel balcone della casa che divide con la moglie e i figli. Il nome della moglie è Milena Quaglini. La donna, trafelata, confessa di aver avuto con Fogli una brusca lite la sera precedente, di averlo poi legato nel sonno e ucciso provocandone l’asfissia con delle corde da tapparella.

La Quaglini viene condotta in una clinica di disintossicazione dall’alcol. Qui non manifesterà mai pentimento per l’uccisione del marito, convinta che la sua sia stata una reazione legittima alle violenze subite nel corso degli anni. Terminato il periodo in clinica, in attesa del processo Milena va a vivere a Bascapè (Pavia) dove conosce Angelo Porrello. Come un tragico leitmotiv, pure quest’uomo comincerà ad abusare di lei, ma Milena Quaglini ora sa come difendersi. Il 24 ottobre 1999 il corpo dell’uomo viene trovato in avanzato stato di putrefazione nella concimaia di casa sua. La Quaglini confesserà che il 5 ottobre, dopo l’ennesimo atto di violenza nei suoi confronti, fece bere al Porrello un caffè condito con decine di bustine di tranquillanti per poi annegarlo, incosciente, nella vasca da bagno.

La Quaglini viene arrestata agli inizi di novembre e tradotta al carcere di Vigevano. Dimessa, confesserà l’omicidio di Giusto Dalla Pozza, quello compiuto nel 1995. L’anziano signore le aveva prestato dei soldi per poi ricattarla e tentare di aggredirla. La donna reagì colpendo l’anziano alla testa con una lampada.
Milena Quaglini, dopo anni di violenze e abusi, in quel 1995 raggiunse il punto di rottura, il limite della sua sopportazione, oltre il quale non poteva più tollerare.

La morte di Milena Quaglini

In carcere, gli psicofarmaci e l’alcol assunti durante tutta la vita provocheranno alla donna continue crisi isteriche e perdite di coscienza. Milena Quaglini toccherà il fondo della depressione cronica che ne ha segnato la vita e deciderà di mettere un vuoto assoluto tra sé e il mondo che la ha abbandonata, impiccandosi il 16 ottobre 2001.

«[…] ero stufa di queste violenze, perché sono marcia, perché è una vita che vado avanti così, perché quando qualcuno reagisce male, io reagisco peggio. Perché sono stanca dalle botte in famiglia alle botte dal marito, alle botte dalla gente che non conosco neanche. Basta, basta, basta!»

Antonio Pagliuso

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