“Il mio lavoro nell’Itavia: esperienze e ricordi di una compagnia aerea dimenticata”
3 min di lettura“Itavia 27 giugno 1980 – Lo scenario dimenticato”, sensazioni e momenti, attimi di vita svaniti in quella tragica notte del 27 giugno 1980
Comunicato Stampa
Sono arrivato all’Itavia il 12 giugno 1972, dopo aver fatto biglietteria all’aeroporto Sant’Anna di Crotone, per una agenzia viaggi di Catanzaro.
Con la compagnia aerea nessun periodo di prova, ma assunzione diretta e a tempo indeterminato.
L’11 agosto 1972, sono stato nominato vice capo scalo e l’uno gennaio 1973 confermato come impiegato di concetto di terza classe, inquadramento stabilito dal contratto nazionale per il personale delle compagnie aeree, due anni dopo, abbreviando i tempi d’attestazione, diventavo impiegato di concetto di seconda classe.
La compagnia di Aldo Davanzali era un impegno specifico in un mondo tutto da scoprire nel settore trasporti per la Calabria. Le mie prime esperienze, in pista, furono con l’assistenza a un aeromobile HP DART HERALD, turbo elica, 56 posti, detto familiarmente l’Heraldino. Non c’erano dissidi né invidie o antipatie personali, si procedeva compatti come una grande famiglia, ogni aeromobile della società riceveva una assistenza specifica fino ai minimi particolari, sia in fase di sosta, dopo l’atterraggio, che prima del decollo.
I velivoli erano seguiti attentamente dagli ispettori del RAI (registro aeronautico italiano) che rilasciavo il certificato di affidabilità per il volo passeggeri, merci e posta. Durante i miei anni di lavoro Itavia come impiegato di scalo, turnista H24 (mattina, pomeriggio e notte) per cinque giorni settimanali (40 ore lavorative) e due di riposo, non ci sono mai stati problemi di nessun genere, con gli equipaggi si scherzava da amici senza alcuna differenza tra loro e noi di terra, in una forma di perfetta collaborazione a beneficio del volo e della sua perfezione.
Per trattare l’utenza, che poi era quella che pagava i nostri stipendi, esistevano corsi professionali che si svolgevano a Ciampino e al Costa Tiziana di Crotone, ne ho fatti diversi saldando sempre più il rapporto umano. Eravamo agli inizi del progresso aereo, noi appartenenti ad una compagnia privata, facevamo concorrenza al gigante Alitalia, utilizzando mezzi nuovi per la gestione dei voli, della biglietteria e dei diversi messaggi, meteo, partenza e arrivo aeromobili, numero dei passeggeri imbarcati e sbarcati, peso bagagli e merci(avevo progettato uno stampato che dava, attimo dopo attimo il flusso complessivo delle diverse operazioni) Nei miei anni di addetto di scalo, ci sono stati due incidenti, un F28, a Torino, il primo gennaio 1974, nessuno strascico o polemica, si salvarono tre passeggeri e un assistente di volo.
E poi l’ultimo, ITIGI IH870, sulle acque di Ustica, che scatenò la furia di alcuni politici e portarono la compagnia alla chiusura, per esaurimento delle scorte economiche, facendola svanire dallo scenario aeronautico. Sono passati gli anni, lasciando solo ricordi vividi e viventi, ma fuggiti nella sabbia di una clessidra impietosa, per mantenere viva la memoria ho scritto un libro dal titolo “ITAVIA 27 GIUGNO 1980 – Lo scenario dimenticato”, non ha avuto l’impatto con il pubblico sperato, essendo, come autore, uno sconosciuto ai livelli della cronaca spicciola. Oggi, dopo tanti anni dalla cessazione dell’attività ITAVIA (10/12/1980) sono un semplice pensionato carico di nostalgia, sostengo che quel meraviglioso passato, vissuto e prodotto con l’Itavia, non esiste più, resta soltanto nella memoria di chi ne ha fatto parte. Sensazioni e momenti, attimi di vita svaniti in quella tragica notte del 27 giugno 1980.
Gianfranco Turino
Calabria Sociale