Moretti (Radicali) interviene all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario
4 min di letturaRadicali in Corte di Appello denunciano: “nel distretto di Catanzaro 4 carceri su 7 sono sovraffollate.”
“Signor Presidente, Signor Procuratore Generale, Signori Magistrati e Signori Avvocati, Autorità Politiche, Civili e Militari, Signore e Signori, sono onorata di intervenire in quest’Aula, come delegata del Movimento Nazionale Radicali Italiani, al pari degli altri compagni radicali in tutte le sedi delle Corti di Appello d’Italia.” È cominciato così l’intervento di Valentina Anna Moretti, esponente radicale calabrese, alla Solenne Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario presso la Corte di Appello di Catanzaro. La Moretti, accompagnata da Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, è stata espressamente delegata ad intervenire da Riccardo Magi e Michele Capano, Segretario e Tesoriere Nazionale del Movimento Radicale.
Alla manifestazione, presieduta dal Presidente della Corte di Appello di Catanzaro Domenico Introcaso, c’erano tutti i Magistrati Requirenti e Giudicanti del Distretto, il rappresentante del Ministero della Giustizia, del Consiglio Superiore della Magistratura, dell’Ordine degli Avvocati, del Consiglio Nazionale Forense, dell’Associazione Nazionale Magistrati nonché dei Radicali Italiani, Forza Politica che da tanti si occupa principalmente dei problemi della Giustizia e delle Carceri . C’erano anche numerose Autorità Politiche, Civili, Militari e Religiose.
Ancora una volta, come avviene ormai da decenni, l’Anno Giudiziario, è inaugurato nel segno e nel contesto di un’emergenza, anzi di più “emergenze”: emergenza mafia, emergenza corruzione, emergenza terrorismo. “Mi chiedo se questa giustizia – ha detto la Moretti – possa essere considerata “giustizia” e se sia compatibile con i principi fondamentali cui essa deve essere improntata nei Paesi civili come l’Italia. Non sarà qui ed ora che potrà darsi una risposta d’ordine generale. Ma è impossibile, se non si vuole che questo diventi uno squallido rituale, magari anche un pochetto ridicolo, non interrogarci sul fatto che stanno tragicamente venendo al pettine i nodi rappresentati da questa “devianza” della giustizia.
Uno di quelli che ormai sono diventati scandalosi è quello del “sistema” dei pentiti, perché di un complesso sistema si tratta, che costituisce l’architrave di ogni prova non solo in materia di criminalità organizzata. Hanno creato un loro mondo, una loro “verità”, si sostengono e si “ispirano” reciprocamente. Ogni tanto clamorosi casi di falsità, evidenti manifestazioni di “pentimenti” strumentali, lasciano intravedere le magagne del problema. Ma a tutti si risponde che i pentiti sono “essenziali” per la “lotta” alla criminalità organizzata. E tutto ciò “supera” il problema dell’affidabilità delle loro dichiarazioni, prosegue l’esponente radicale. Ma quante sentenze sono viziate, false, ingiuste, perché fondate su dichiarazioni di pentiti che saranno pure risultati “essenziali” per la lotta, ma non altrettanto per la certezza delle accuse fondate sulle loro “rivelazioni”?
È in corso un sempre più marcato e frequente ricorso a norme di legge “alla giornata”, spesso al di fuori e contro il sistema complessivo del diritto, per soddisfare sentimenti e reazioni della pubblica opinione, in ordine a particolari in sé non essenziali dei comportamenti considerati. L’uso di qualche termine straniero, entrato nel linguaggio usuale da un sistema giuridico totalmente diverso dal nostro, completa il quadro di uno sfascio del sistema. La proporzionalità delle pene secondo la gravità effettiva del delitto è stata compromessa e rovinata dall’esigenza di adattare le leggi penali alla contingenza di momenti di allarme e di esecrazione per certi reati. E qui si deve dire chiaramente che la “giustizia di lotta”, per “campagne”, di volta in volta contro questa o quella forma di criminalità, oltre a determinare pregiudizi e deformazioni delle valutazioni delle prove necessarie per applicare le norme repressive, finisce per portare alla disgregazione ed allo sfascio dell’armonia degli ordinamenti giuridici.”
Infine, l’attenzione di Valentina Anna Moretti, laureanda in giurisprudenza all’Università della Calabria e membro della Delegazione Radicale visitante gli Istituti Penitenziari della Calabria, si è focalizzata sulla situazione penitenziaria del Distretto di Catanzaro. “Com’è noto, come Radicali, ci siamo sempre occupati del “Pianeta Carcere” e continuiamo ad occuparcene con grande impegno, anche con frequenti visite a tutti gli Istituti, grazie all’autorizzazione dell’Amministrazione Penitenziaria che intendo, pubblicamente, ringraziare anche in questa sede. In questo Distretto Giudiziario vi sono 7 Istituti Penitenziari (6 Case Circondariali ed 1 Casa di Reclusione). Oltre la metà (4 su 7) continuano ad essere sovraffollati. A Paola l’indice di affollamento è del 130%, a Cosenza del 129%, a Crotone del 107% ed a Rossano del 104%.
Manca il personale di Polizia Penitenziaria ed in particolare i Funzionari ed i Sottufficiali (8 Commissari, 41 Ispettori, 69 Sovrintendenti). Mancano i Funzionari Giuridico Pedagogici ed anche quelli del Servizio Sociale. Manca, addirittura – ha tuonato la delegata di Radicali Italiani – il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria. È dal 2010 che non è stato più nominato, in pianta stabile, nessun Dirigente Generale per la nostra Regione!”.
Emilio Enzo QUINTIERI
Esponente del Movimento Radicali Italiani