Morti a Lamezia
2 min di letturaDopo “Morte a Venezia”, il libro di cui non potrete fare a meno sta in biblioteca, in libreria, nelle strade e nelle edicole, in vendita, Morti a Lamezia.
Nella giornata dedicata ai morti sfogliamolo dunque, anche se non ci sarebbe alcun bisogno, già si legge ogni giorno.
“Morti a Lamezia” è un romanzo corale, scritto a più mani, da un collettivo, dalle anime belle con bella scrittura.
“Morti a Lamezia” la storia che si fa ogni giorno, ogni giorno ti alzi, e ogni sera vai a letto, ogni giorno aspetti quel raggio di sole ed è subito sera.
Un noir, un giallo, un grigio fumo, una tragedia o una commedia, un romanzo completo con tutti i generi musicali e letterari.
Moltissimi i personaggi, nascosti sotto mentite spoglie, le spoglie eterne della diffidenza.
Moltissime le vicende, eppure nessuna vicenda vi è.
La storia si snoda e restano i nodi, gli sguardi diventano sempre più fiochi man mano che si sgrana la fotografia degli anni e dei giorni trascorsi, ovvero non trascorsi, fra gente perbene.
E cantando la canzone sulla “gente perbene che pace cercate, la pace per fare quello che voi volete” cantandola alla maniera della Pace sia con voi, si racconta di un luogo dove i rapporti umani sono la panacea di tutti i mali, dove ognuno si prodiga per lenire solitudini e delusioni, dove tutti tendono, più che una mano, orecchio all’ascolto e affetto imperituro.
Dalle caselle dei social poi un fiorire di saluti, e nel romanzo, che è un romanzo post moderno, appaiono i post, gli abbracci, i sorrisi, i viaggi ed il mare, le gite e le birre, il “Noi che ci vogliamo tanto bene” di Marcela Serrano.
Molti i riferimenti, dunque, alla narrativa del novecento e di questi primi sedici anni del secolo.
“Morti a Lamezia” vi piacerà.
Un romanzo che auguro a tutti di leggere, di viverlo intero, col suo colore.
Ippolita Luzzo