Mostra di Amendola su Andy Warhol a Catanzaro
3 min di letturaPiero Mascitti, curatore della mostra e che precedentemente ha lavorato con Mimmo Rotella, così presenta al Marca ieri sera l’esposizione di 22 ritratti fotografici fatti da Aurelio Amendola ad Andy Warhol nella sua Factory a New York in periodi diversi, nel 1977 e nel 1986.
Dal Marca di Catanzaro la Mostra andrà a Torino, a Londra, ad Hong Kong.
Veramente orgogliosa io di esserci e poter prendere appunti dal Ponte verso il mondo.
Dalla terrazza dove ci troviamo, una terrazza sul mondo, campeggia il ponte di Catanzaro e davanti a me gli intellettuali in semicerchio, offrono lo sguardo propositivo sull’arte e sulla bellezza che attraverserà il mondo partendo da qui.
Chiara Busso, storica del costume e per la prima volta a Catanzaro, viene chiamata a fare un intervento e racconta come riuscì a convincere Andy ad esporre suoi reperti…lei usa propria la parola reperto, nel museo, luogo delle muse, dell’arte, e non immobile contenitore di applaudite bellezze.
Alan Jones, che ha curato i testi del catalogo edito da Silvana, ci parla del curioso legame di De Chirico e Amendola, tra De Chirico ed Andy Warhol dell’enigma e della metafisica, del volto umano nella fotografia, un enigma in esplorazione.
Avrò perso altri fogli ed altri appunti nel tragitto dal ponte al taglio del nastro ed infatti Silvia mi restituisce qualche foglio, ma resta con me la felicità di entrare nelle sale e vedere Andy.
Nella sala d’ingresso vi sono gli scatti del 1986 gli ultimi, mentre nelle sale in fondo gli scatti del ‘77 e noi iniziamo da lì da Andy giovane, ed a mia domanda se avessero seguito un ordine cronologico una lei importante rispose:- Non lo so. Non ho curato io la mostra.-
Rifletto molto su cosa sia riconoscere e conoscere, su cosa sia la parola e l’azione “ accorgersi”.
Una volta un medico, in ospedale, ebbe un infarto davanti a me a mia cugina e alle infermiere, e mentre io blateravo che lui stava male e di soccorrerlo, mia cugina insisteva a voler sapere come stesse sua madre e le infermiere badavano a guardare le cartelle. Logicamente poi si accorsero perché il medico scivolò a terra.
Così guardo tutta questa bella gente e mi domando se si accorge oppure no, se si accorge di quanto si possa soffrire, di quanto sia sofferente Andy negli scatti della sala del 1987 e di quanto sia diverso e quasi divertito negli scatti del “77, quasi come recitasse, anzi sicuramente recitava.
Ci accorgiamo delle cose? Ecco che in un altro luogo del Marca viene proiettato un documentario sulla vita di Aurelio Amendola. Prendo appunti sulla cartella bianca e lucida e spariscono gli scritti.
Quello che mi rimane è l’allegria della serata, i molti amici incontrati, l’umanità e la simpatia di Aurelio Amendola che mi fa una fotografia vicino ad Andy, mi dà sua mail e vedo Diego Dolcini che chiede anche lui una foto al Maestro Amendola.
Aurelio Amendola ha fotografato Burri mentre nel fuoco modella il futuro, ha fotografato De Chirico in gondola metafisica e reale, ha fotografato Michelangelo e la sua Aurora, ha fotografato il Davide e me. ahah.
“Lui sa quello che sta facendo perché è quello che fa anche lui” da una frase del documentario. Lui, Aurelio, sa cosa ha fatto Michelangelo e conosce ogni sfumatura dell’Aurora e carezza l’Aurora con la stessa stupita delicatezza e purezza con cui iniziò da bambino a carezzare le pellicole da lavare nello studio di un fotografo del suo paese.
Ogni paese può diventare il centro del mondo se ci si accorge di vivere.
Ippolita Luzzo