Una mostra fantasma su Annibale Barca al Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna
3 min di letturaUna mostra fantasma. Questa l’impressione di sei docenti del Liceo “Tommaso Campanella”
Una mostra fantasma. Questa l’impressione di sei docenti del Liceo “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme che insieme ad una ottantina di studenti erano partiti, alcuni giorni fa, alla volta del Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna per una visita di istruzione relativa ad una mostra su Annibale Barca, in parte in replica e in parte approfondimento di quella già realizzata nel Castello federiciano di Barletta.
I docenti, Simona De Raffele, Raffaella Cortellaro, Rosella Garritano, Maurizio Gallucci, Giuliana Manfredi, Anna Rossi, avevano deciso di far visitare agli studenti questa mostra in quanto «essa, pur avvalendosi dello stesso progetto e dello stesso materiale illustrativo e scientifico, realizzato per la tappa pugliese, offre una declinazione differente, più legata in particolare al territorio in cui l’evento si realizza, con materiali quindi specifici e nuovi spunti di riflessione, nell’ottica di un più ampio e incisivo coinvolgimento della comunità calabrese».
Entrati nel Museo, docenti e studenti, pur apprezzando l’accurato «materiale illustrativo» e i video, opportunamente realizzati e collocati, non riuscivano a scorgere né il busto di Annibale (parte essenziale della mostra) di cui si fregiano manifesti e dépliant della mostra crotonese, né la corazza in bronzo dorato di fattura magnogreca (museo del Bardo di Tunisi), né altri capolavori provenienti dal Louvre, o dal Museo archeologico di Napoli, che invece rendevano preziosa la mostra di Barletta.
Quindi gli studenti e i docenti si aggiravano inutilmente fra le descrizioni delle imprese annibaliche, già apprese dai libri e dai professori, in cerca di “oggetti” che non trovavano e, per di più, venivano congedati dal personale del museo poco dopo le 13.30, prima dell’orario di chiusura prevista e pubblicata.
«I reperti associabili ad un qualche concetto di mostra su Annibale – precisano i docenti – erano, se si esclude un’anfora solitaria, tutti concentrati in quattro piccole teche, che esponevano timidamente materiale dell’area crotonese, una collana dell’orafo contemporaneo Gerardo Sacco e sparute eccezioni».
Studenti e docenti, dispiaciuti e delusi dell’esito della visita didattica, non riuscivano a capire la finalità della declamata collaborazione italiana «con i paesi gravitanti intorno al Mediterraneo», e neppure gli scopi del programma «Rotta dei Fenici – Antiche Civiltà sul Mediterraneo» (in cui la mostra doveva essere accolta).
Veramente inconcepibile la possibile attesa di un coinvolgimento della comunità calabrese in un’iniziativa realizzata con irresponsabilità, leggerezza e mutilata nei suoi punti nevralgici precedentemente annunciati ma piuttosto è certa la constatazione che quanto accaduto assurga ad un’offesa profonda nei confronti della cultura e della intelligenza dei calabresi.
LINA LATELLI NUCIFERO