Neonati deceduti in ospedale a Cosenza. Focus delle associazioni
3 min di letturaI recenti fatti di cronaca, le morti di due neonati in ospedale in una settimana
Vicende tragiche, che ora suscitano angoscia e preoccupazione. Inevitabile pensare a Francesco e Mia senza chiedersi se non stia succedendo qualcosa di strano, se partorire non sia diventato oggi più pericoloso di ieri.
Perché così tanti decessi in una regione come la Calabria? C’è qualcosa che non va?
La Calabria si sta allontanando sia dalla media italiana sia addirittura da quella del Sud, certificando in questo modo un peggioramento delle condizioni socio-sanitarie della regione negli ultimi 10-15 anni.
In Calabria abbiamo troppe volte sentito parlare di “emergenza sanità”, spesso per questioni che riguardavano gli scandali politici delle amministrazioni locali o i disservizi. I casi di morte neonatale non sono frutto del caso ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale.
Le donne calabresi chiedono strutture più rispettose del percorso nascita e di essere protagoniste rispetto alla gestione del proprio parto. Invece troppo spesso ogni donna deve fare i conti con la frettolosità, la standardizzazione vivendo una serie di imposizioni che vanno dai farmaci somministrati alle manovre non consentite e abusate.
La Regione Calabria ha imposto la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno. La chiusura dei punti nascita ha concentrato tutto negli ospedali senza un aumento però dei posti letto e del personale facendo venire meno i bisogni delle donne. Oggi non possiamo più sperare nei consultori che sono stati ridotti a zero.
La Calabria continua a mantenere un alto tasso di mortalità. Abbiamo creato dei “partifici” dove al centro di tutta questa medicalizzazione non c’è più la donna, ma tutta un’organizzazione di tipo economico. Il Piano di rientro ha fatto tutto tranne che umanizzare il parto visto anche lo scarso numero di medici e di personale sanitario.
Dagli ultimi dati (rapporto Osservatorio Salute) si evidenzia che per ottenere nuovi miglioramenti nella sopravvivenza infantile si dovrà puntare a ridurre le morti endogene e, in particolare, a migliorare l’efficienza nella gestione della gravidanza e nell’assistenza al parto. Il vero dato inquietante che emerge da questo studio però è che molte di queste morti sono legate a condizioni evitabili, dovute alla qualità della cura offerta o a fattori legati allo stile di vita. Dunque, morti che con l’adeguata informazione potrebbero essere evitate.
Monica Zinno – “Associazione Infanzia e Adolescenza “G.Rodari”
Francesca De Simone – “Mamme dell’Alto Ionio Cosentino a sostegno della buona nascita”