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Nuovo Dpcm e colori delle Regioni: da lunedì Calabria zona rossa?

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Italia in ‘zona gialla rafforzata’ oggi 8 gennaio, in attesa dei nuovi dati del monitoraggio Iss che potrebbero spedire regioni in zona arancione o rossa -in base all’Rt e agli altri parametri- con misure e regole più rigide

Il nuovo decreto covid, valido fino al 15 gennaio, propone oggi per il secondo giorno divieti e restrizioni più soft per l’Italia in relazione a spostamenti, bar, ristoranti e centri commerciali.

La costante è rappresentata dal coprifuoco tra le 22 e le 5. Secondo il decreto, saranno vietati gli spostamenti tra regioni o province autonome diverse, tranne che per “comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute” documentabili con l’autocertificazione. È ammesso il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. Vietati gli spostamenti verso le seconde case che si trovano in un’altra regione o provincia autonoma. I bar e i ristoranti potranno essere aperti fino alle 18, poi saranno consentiti l’asporto e la consegna a domicilio. Riapertura anche per i negozi e i centri commerciali.

La zona gialla rafforzata sparirà a mezzanotte, quando si concretizzerà l’inasprimento delle misure nel nel weekend di sabato 9 e domenica 10 gennaio con l’arrivo della zona arancione. Il nuovo decreto covid prevede vincoli per bar e ristoranti. Spicca il divieto di lasciare il proprio comune. “Saranno comunque consentiti, negli stessi giorni, gli spostamenti dai Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia”, prevede il decreto.

Oggi, inoltre, prenderà forma la cartina dell’Italia dall’11 gennaio, quando torneranno regioni in zona arancione ed eventualmente zona rossa. I dati del monitoraggio settimanale dell’Iss consentiranno di fare il punto sul quadro dell’epidemia. Andrà valutato l’indice Rt: con l’indice superiore a 1 si va in zona arancione, oltre 1,25 significa zona rossa. Un tassello per la ‘pagella’ è rappresentato dalle condizioni dei reparti di terapia intensiva: in molte regioni, dopo alcune settimane di ‘tregua’, si supera la soglia critica di occupazione dei posti letto per pazienti Covid-19 fissata al 30% dal ministero della Salute.

Se la media nazionale è stabile, ormai dal 23 dicembre, esattamente sul 30% (ad eccezione di un lieve calo al 29% registrato il 30 dicembre), sono ben 11 le regioni a ‘sforarla’, con la punta massima registrata dalla Provincia autonoma di Trento che tocca quota 50%, come dagli ultimi dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornati al 6 gennaio.

Il 50% della Pa di Trento è seguito da Lombardia con il 38%, Umbria, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano al 35%, Veneto (34%), Puglia (33%), Lazio (32%), Marche, Piemonte ed Emilia Romagna al 31%). Ferma sul 30% la Liguria. Si attestano al 26% Molise, Toscana e Sardegna, al 21%, Sicilia e al 24% l’Abruzzo. Livelli più bassi in Campania (16%), Calabria (13%) e Basilicata e Valle d’Aosta (5%).

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