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Oggi 15 marzo XI Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla

5 min di lettura
Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla

Dare speranza e sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)

Comunicato Stampa

Le associazioni “Fiori Del Deserto”, “Le Impronte Del Cuore”, “Libellula-AFASP” e “Progetto Gedeone”, in occasione oggi 15 marzo, dell’XI Giornata Nazionale Del Fiocchetto Lilla, nata con l’obiettivo di dare speranza e sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA),sono impegnate in questi distribuire l “Fiocchetto Lilla” presenteranno a fine mese di marzo il libro “La Farfalla Dalle Ali Legate”, Diario Della Mia Anoressia di La Bella Palma che, avendo vinto la dura battaglia contro l’anoressia decide di pubblicare il suo diario con la speranza che qualcuno che stesse attraversando l’inferno vissuto dalla medesima potesse trarne qualche beneficio, una speranza, il messaggio che di Disturbi del Comportamento Alimentare si può guarire.

Invitiamo tutti a porre attenzione questa giornata, chiunque volesse contribuire ci può contattare per maggiori informazioni anche personali, (libellula@progettogedeone.it) oppure venendoci a trovare tutti i giovedì mattina presso Assessorato Politiche Sociali Comune di Catanzaro .

La Giornata Nazionale Del Fiocchetto Lilla è stata promossa dall’Associazione “Mi Nutro Di Vita” (Genova) fondata da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia, Giulia a soli 17 anni, proprio il 15 marzo 2011, a causa di complicanze dovute alla Bulimia mentre era in lista per un ricovero in una struttura per la cura di tali patologie.

Da allora s’impegna in una e propria battaglia ai DCA o DAN (anoressia, bulimia, binge eating, disturbo di alimentazione non controllata, ecc ), cercando di sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica e portando l’attenzione di tutti su queste patologie che usano il corpo per comunicare un disagio ben più profondo. Già, poiché il vero problema di chi soffre di DCA non è il “piatto di pasta”, il voler assomigliare a personaggi famosi, alle top model. Questi disturbi provocano una grande sofferenza psichica ma anche fisica, portando l’organismo a condizioni deleterie perciò è necessario intervenire tempestivamente nell’aiutare chi ne soffre rivolgendosi ad un’equipe psichiatra, psicologo, dietista, educatore, medico internista, ecc.) specializzata, adeguatamente formata, a strutture apposite delle quali il nostro paese è carente.

Tutto ciò è inconcepibile ed insensato visto il crescente numero di casi che, in questo ultimo periodo segnato dalla pandemia è cresciuto ancora di più e ha aggravato la situazione delle persone già affette.

Negli anni Tavilla continua la sua battaglia, forma a livello nazionale il cosiddetto “Movimento Lilla” e supportato da associazioni, genitori, malati, ex malati, nel 2021 ottiene il risultato più importante. Dopo lettere, raccolta firme, manifestazioni, incontri con le istituzioni finalmente, qualche giorno prima del Natale 2021, il Ministero della Salute stanzia un fondo per contrastare i DCA e ne riconosce l’inserimento nei LEA (livelli essenziali di assistenza per cui il sistema sanitario nazionale si impegna a fornire prestazioni a livello gratuito) in una specifica categoria distinta dagli altri disturbi della salute mentale.

Testimonianza Palma:

Nel 2017 in occasione della giornata del fiocchetto lilla fui invitata a presentare il mio libro a studenti, genitori, insegnanti di alcune scuole medie superiori, poi per qualche anno tale giornata a Catanzaro, almeno per quanto ne sappia, non è stata più “celebrata.”

Per me cosa inconcepibile e inaccettabile visto la motivazione che mi aveva spinta a pubblicare la mia storia il mio vissuto, allora dissi a me stessa che avrei dovuto fare qualcosa convinta più che mai dell’importanza della sensibilizzazione, della prevenzione. Tentai di organizzare qualcosa chiedendo aiuto e sostegno che non ebbi, sola ero e sola rimasi.

Scrissi addirittura un post su Facebook dove chiedendo l’aiuto di qualcun altro che come me avesse combattuto e sconfitto quello che era stato il mio male o comunque un qualsiasi altro Disturbo della nutrizione e Dell’Alimentazione ma niente, nessuna risposta, nessuno mi ha contattata neanche in privato. Tutto ciò mi lasciò allo stesso tempo basita e triste anche perché conoscevo delle persone che come me avevano sofferto di tali patologie e a cui avevo dato il mio sostegno nel proprio percorso di cura.

Pensavo che noi “fortunati” nell’aver sconfitto un mostro così spietato avessimo quasi il “dovere” di fare la nostra parte nella lotta a queste patologie, dando speranza, sostegno alle persone malate e alle proprie famiglie attraverso la nostra testimonianza, dimostrando che di DCA o DAN si può anche guarire chiedendo aiuto a specialisti competenti, ad équipe appositamente formate e preparate, a strutture apposite. Èquipe sì, poiché tali patologie sono così complesse da non poter essere trattate da un singolo professionista come purtroppo ancora spesso accade soprattutto dove non vi sono strutture adeguate. E purtroppo essendo tali strutture pochissime rispetto all’aumento del fenomeno il più delle volte bisogna ricorrere ai cosiddetti “viaggi della speranza”, proprio come toccò fare a me e ai miei genitori.

Da tutto ciò ebbi ancora maggior conferma di quanto il pregiudizio sia ancora così fortemente radicato nella nostra società che si definisce “moderna” ma che per molti aspetti, come quello della salute mentale, sia ancora in realtà così “arcaica.” Soffrire di alcune patologie rappresenta tuttora quasi una “vergogna”, è “ammesso” che si ammali una qualsiasi parte dell’organismo ma assolutamente non la mente. Così si è riluttanti nel chiedere aiuto, questo comporta l’accesso alle cure quando le situazioni si aggravano quindi tutto diviene più difficile oppure quando ormai è troppo tardi.

Noi, impegnati in questa battaglia, non ci stancheremo mai di ribadire che i disturbi Dell’Alimentazione non sono capricci ma vere e proprie malattie e come tali vanno curate, malattie terribili che spesso conducono alla morte (quattromila persone all’anno, dieci persone al giorno), che ti logorano e ti consumano dentro e non sai come rimediare o trovare sollievo da quell’atroce dolore in quanto non esistono farmaci che possano lenire o curare l’animo. La maggior parte delle persone che si ammala di DCA o DAN sono donne ma ci sono anche maschi e addirittura bambini in quanto la soglia d’età si è abbassata. Dopo il Lockdown sono aumentate fortemente le richieste di ricovero ma questi centri sono sempre al completo e non riescono a soddisfare tutte le richieste d’aiuto tanto da sembrare una pandemia nella pandemia.

Per quanto mi riguarda sarò sempre in prima fila nella lotta a quei mostri che mi hanno rubato buona parte della mia vita e nel mio piccolo la mia mano sarà sempre tesa per chi dovesse chiederla. Non sono un medico ma sono “una” che ha vissuto il tutto sulla propria pelle e che ha avuto la forza di risalire da quell’inferno e solo chi ci passa o ci è passato può e potrà capire veramente ciò che si prova. Come dico sempre quando parlo dinnanzi a coloro che si prodigano nella cura di tali patologie:《Voi l’avete studiata, quelli come me l’hanno vissuta》…

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