Omicidio Pagliuso, chiesti trent’anni per i mandanti affiliati alla ‘cosca della montagna’
2 min di letturaTrenta anni di reclusione per Pino e Luciano Scalise. Questa la richiesta che il pubblico ministero Andrea Buzzelli ha avanzato durante la requisitoria del processo, con rito abbreviato, ai danni dei due uomini accusati di associazione mafiosa e di essere stati i mandanti dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso a Lamezia il 9 agosto del 2016.
Il processo è scaturito dall’operazione antimafia “Reventinum”, contro la cosiddetta “cosca della montagna”.
Durante la requisitoria chiesta anche la condanna a 16 anni per Domenico Mezzatesta; a 10 anni per Cleo Bonacci, Angelo Rotella, Eugenio Tomaino, Giovanni Mezzatesta, Andrea Scalzo e ad 8 anni per Vincenzo Mario Domanico. L’assoluzione è stata chiesta per Antonio Pulitano.
Il presunto clan è accusato di associazione mafiosa, dal momento che avrebbe fatto parte della “cosca della montagna” attiva nei centri montani dell’hinterland lametino. Secondo l’accusa la cosca sarebbe formata dalle famiglie Scalise e Mezzatesta, unite fino ai primi anni 2000 e poi divise per diverbi sulla spartizione dei proventi degli affari illeciti. I due nuclei avrebbero quindi dato origine a una faida che si è protratta fino al 2017.
Tra le accuse c’è anche quella dell’omicidio di Pagliuso, vittima di pesanti minacce da parte degli Scalise. Il capo dell’omonima famiglia Pino, è infatti accusato di aver prelevato il legale, per poi incappucciarlo e portarlo in un bosco dove l’avrebbe minacciato di morte davanti a una buca scavata per intimorirlo. Tra le altre accuse ci sono anche quelle di estorsione ai danni di imprese attive sempre nella zona del Reventino.