Oms Europa avverte: non è l’ora di allentare le restrizioni
2 min di letturaNon è il momento di allentare restrizioni, anzi bisogna raddoppiare e triplicare gli sforzi
Avvertimento dall’Oms Europa, che mette in guardia dai segnali positivi in alcuni Paesi. I contagi continuano ad aumentare, spiega, portando il numero di casi confermati a 687.236 fino a questa mattina, con 52.824 decessi.
L’organizzazione sanitaria avverte inoltre che hanno superato quota 10mila i casi in Africa ed i decessi sono oltre 500. E mentre il virus qui è stato lento ad arrivare rispetto ad altre parti del mondo, l’infezione è poi cresciuta esponenzialmente e continua a diffondersi.
Il virus, spiega l’Oms, ha raggiunto il continente africano attraverso viaggiatori di ritorno provenienti da Asia, Europa e Stati Uniti. Il primo caso di Covid è stato registrato in Egitto il 14 febbraio.
Da allora, un totale di 52 Paesi africani ha riportato casi. Ma se inizialmente i contagi erano circoscritti principalmente nelle capotali e grandi città, “un significativo numero di Paesi in Africa sta ira segnalando casi – avverte l’Oms – in molte province”.
L’Oms esprime quindi “preoccupazione” per l’impatto della pandemia su Paesi con “sistemi sanitari fragili” e che vivono “emergenze complesse”.
Per questo, è il monito dell’Oms, “la comunità internazionale dovrebbe estendere a questi Paesi un supporto tecnico e finanziario, per migliorare le capacità di risposta e minimizzare la diffusione dell’epidemia“.
Forte l’appello dell’Organizzazione mondiale della Sanità: “Alcuni Paesi in Africa non hanno adeguati rifornimenti per le unità di cura intensiva come letti, respiratori e personale addestrato. È critico che i Paesi facciano tutto quello che possono perché l’epidemia non si intensifichi ulteriormente e ciò significa una forte risposta di salute pubblica dai governi e ogni parte della società“.
L’Oms ricorda quindi il proprio impegno in Africa per fornire dispositivi essenziali, addestrare gli operatori sanitari e predisporre piani di indirizzo rispetto alla “sfida” preoccupante dei contesti locali.
“Stiamo anche lavorando – sottolinea l’organizzazione – per assicurare un’equa distribuzione di materiali e dispositivi essenziali ai Paesi con minori entrate, inclusi quelli africani“.