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Oms: il picco della pandemia non è stato ancora raggiunto

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oms palazzo

La pandemia sta accelerando e chiaramente non abbiamo raggiunto l’apice

Ad affermarlo il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.

“Ci sono volute 12 settimane – ha proseguito – perché il mondo raggiungesse 400.000 casi di Covid-19. Ma ora, solo durante l’ultimo fine settimana, ci sono stati più di 400.000 casi in tutto il mondo. In tutto contiamo 11,4 milioni di casi e oltre 535.000 vite perse. Anche se il numero di morti sembra essersi stabilizzato a livello globale, alcuni Paesi hanno fatto progressi significativi nella riduzione del numero di decessi, mentre in altri Paesi questi sono ancora in aumento. Laddove si sono registrati progressi, i Paesi hanno attuato azioni mirate nei confronti dei gruppi più vulnerabili, ad esempio le persone che vivono in strutture di assistenza a lungo termine”.

Quanto all’origine del Covid 19, ha annunciato Ghebreyesus, “gli esperti dell’Oms viaggeranno verso la Cina sul prossimo volo disponibile per preparare piani scientifici con le loro controparti cinesi in grado di identificare la fonte zoonotica del virus. L’obiettivo della missione – ha precisato – è avanzare nelle conoscenze sugli ospiti di animali del coronavirus e accertare come la malattia sia passata dagli animali all’uomo“.

Gli auguri di “una pronta guarigione al presidente del Brasile Jair Bolsonaro” contagiato dal virus sono arrivati dal capo delle emergenze sanitarie dell’agenzia, Mike Ryan. “Anche altri leader hanno avuto la sua stessa esperienza – ha ricordato – nessuno è speciale in questo caso, potenzialmente siamo tutti esposti: il virus non guarda chi siamo, siamo tutti vulnerabili. Il Brasile – ha proseguito – sta affrontando un periodo difficile, i casi sono stabili negli ultimi giorni ma il sistema sanitario è sotto pressione e sta affrontando una carenza di posti letto in terapia intensiva. Il Brasile deve continuare con la sua risposta all’epidemia con un approccio globale così come diciamo da tempo”. “Fin dal principio – ha Ghebreyesus – abbiamo chiamato questo virus ‘nemico pubblico numero uno’: si muove velocemente ed è un killer ed è per questo che eravamo e siamo preoccupati e lanciamo continuamente allarmi al mondo. Siamo tutti vulnerabili di fronte a questo nemico dell’umanità e l’umanità deve rispondere all’unisono nel combatterlo e sconfiggerlo. Auguriamo una veloce ripresa al presidente Bolsonaro e speriamo che i sintomi siano moderati in modo che possa tornare al lavoro al più presto possibile per supportare il suo Paese”.

Quanto alla trasmissibilità per via aerea del virus sostenuta da 239 scienziati in una lettera aperta all’Oms, la responsabile tecnica dell’Organizzazione Benedetta Allegranzi, ha detto che stanno “collaborando con molti dei firmatari della lettera. Ci sono evidenze su questo tema e crediamo di dover essere aperti e studiare queste evidenze per comprenderne le implicazioni sulle modalità di trasmissione e sulle precauzioni da prendere. Ci sono alcune specifiche condizioni in cui non si può escludere la trasmissione aerea, soprattutto in luoghi molto affollati, chiusi. Ma le evidenze vanno raccolte e studiate”. “Da aprile – ha precisato Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico per il coronavirus dell’Oms – stiamo collaborando con molti degli esperti che hanno firmato questa missiva. Sono esperti in varie discipline, come l’ingegneria, che ci potranno aiutare ad esempio nel comprendere l’importanza della ventilazione negli ambienti. Stiamo studiando e tenendo in considerazione ogni possibile via di contagio, quella aerea, quella via aerosol, quella da madre a figlio. Questo è un patogeno respiratorio ma non escludiamo nessuna possibilità, continuiamo a studiare le evidenze”.

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