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Ospedale Lamezia. TdM: bisogno di umanità nel trattamento del malato

4 min di lettura
ospedale lamezia

Criticità nel sistema sanitario di Lamezia Terme: la necessità di un cambiamento reale

Comunicato Stampa

Intervengo, come responsabile del Tribunale peri Diritti del Malato di Lamezia Terme, dopo aver letto la seguente nota di Salvatore De Biase, coordinatore di Forza Italia di Lamezia Terme “Nella consapevolezza di un intervento risolutivo da parte del Vertice dell’ASP-Cz, come già dichiarato dal Generale Battistini, si propone l’istituzione di un “Osservatorio dedicato, volto a monitorare da vicino i disservizi e adottare misure tempestive per affrontarli”.

Non intervengo per rivendicare primogeniture nella segnalazione dei disservizi che l’utenza, attraverso il nostro sportello e l’Ufficio delle relazioni col Pubblico, denuncia sistematicamente.

Intervengo solo per comprendere se le preoccupazioni espresse dallo scrivente in ordine ai disservizi nel nostro ospedale, in occasione dell’incontro del “Comitato LT: la sanità che vogliamo” col generale Battistini, si siano imbattute in una sorta di black out attentivo dell’illustre graduato, visto che i problemi da me sollevati sono stati da lui completamente ignorati.

Risultano tra le segnalazioni da sottolineare, rilevate dall’osservatorio già esistente del TDM della Rete di Cittadinanzattiva e pervicacemente disattenzionate dai vertici aziendali e sanitari:
1. ritardi notevoli nelle prenotazioni di visite specialistiche e di accertamenti strumentali;
2. difficoltà di accesso ai servizi sanitari pubblici nelle strutture geograficamente accessibili, in considerazione di un’utenza prevalentemente anziana e di un servizio di trasporto pubblico da età della diligenza;
3. code interminabili davanti al CUP addirittura in carenza di posti a sedere;
4. Pronto soccorso non adeguatamente potenziato per dare risposte, il più possibile tempestive, ai cittadini che vi ricorrono;
5. mezzi di soccorso (ambulanze) insufficienti e spesso non e medicalizzate;
6. visite dei familiari negate (anche con modalità protette) in particolare in Medicina nonostante la pandemia sia alle nostre spalle;
7. disagio nella Cardiologia che gestisce il servizio di sorveglianza anticoagulazione, con modalità operative che prevedono una impegnativa per ogni prelievo e visita di controllo TAO, con gravi disagi per i pazienti anziani costretti ad operazioni inerminabili (impegnativa medico curante, prenotazione in Ospedale e pagamento ticket se dovuto, prelievo, ritiro referto;
8. datore di lavoro e preposti alla sicurezza della struttura ospedaliera (RSPP) , assolutamente disattenti ai temi della sicurezza in particolare del ripristino degli accessi secondari ormai completamente divelti;
9. parcheggi riservati agli utenti disabili occupati da abusivi incivili e assenza di sbarra valicabile esclusivamente con pass;
10. assenza di supporto di mediatori linguistico-culturali per i cittadini stranieri, spesso abbandonati a se stessi in spregio della dignità dell’utenza linguisticamente più fragile.

Sulle altre osservazioni di Salvatore De Biase, relative ai progressi nel settore sanitario di Lamezia Terme e sugli avanzamenti segnalati, esprimo, con rispetto, solo qualche seria perplessità circa la ricaduta di tali progressi e avanzamenti sulla rimozione delle criticità segnalate e sull’utenza spesso vittima della comunicazione all’acqua di rosa di operatori (non tutti ovviamente) in evidente deficit di carica empatica.

Rilevo, inoltre, a fronte delle ottimistiche valutazioni dell’amico De Biase, l’assenza totale di visione teleologica del servizio Ospedaliero e sanitario nel suo complesso, che vada al di là di qualche eccellenza emergente che pare giusto evidenziare.

Gli interventi che si mettono in atto, o che si prevede di mettere in atto, non rispondono ad una finalità ultima in direzione della quale si costruiscono tasselli ad essa funzionali. Il tutto, in questi casi, si risolve con la frammentazione degli interventi in direzione di uno sviluppo privo di respiro progettuale.

Ma c’è di più! L’esperienza di questi anni induce a considerare fallimentare il modello organizzativo hub & spoke, non per un pregiudizio ideologico ma, esclusivamente ed è sotto gli occhi di tutti, perché in tale modello organizzativo non hanno trovato risposte i bisogni e le aspettative di un territorio geomorfologicamente complesso che richiederebbe, invece, una struttura organizzativa policentrica.

Ma c’è un aspetto, infine, su cui nessuna versione organizzativa di un ospedale può intervenire in modo risolutivo: il bisogno del Malato di vivere il dramma della sofferenza e di doverlo sopportare insieme alla percezione del senso dell’abbandono.

Diverse segnalazioni in tal senso abbiamo acquisito, come TDM sia nella fase pandemica che attualmente in fase post covid con racconti di familiari pesantemente mortificati dalla loro esperienza nel reparto di Medicina.

Penso che nessun riconoscimento professionale agli operatori sanitari, anche se professionalmente ineccepibili, siano essi medici o infermieri, valga il sorriso, anche forzato, di un degente che muore confortato dalle carezze di una persona cara.

Fiore Isabella
(Responsabile del Tribunale per i diritti del Malato di Lamezia Terme)

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