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Ospedale Lamezia. TDM: necessari chiarimenti per consolidare la fiducia tra cittadini e sistema sanitario

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Ospedale Lamezia Terme

Ospedale Lamezia Terme

“Si rendono necessari chiarimenti per non inficiare il clima di fiducia che deve caratterizzare i rapporti tra cittadini e sistema sanitario”

comunicato stampa

La mia lettera indirizzata al Primario del reparto Medicina dell’Ospedale “Giovanni Paolo Secondo” di Lamezia Terme, l’ASP ha risposto con un comunicato stampa che esordisce con questa frase: “Si rendono necessari chiarimenti per non inficiare il clima di fiducia che deve caratterizzare i rapporti tra cittadini e sistema sanitario”; lasciando trapelare il dubbio che a concorrere ad inficiare il clima di reciproca fiducia sia il Tribunale per i diritti del Malato della Rete di Cittadinanzattiva operante nella struttura ospedaliera Lametina.

Ricordo a chi non è chiaro che il ruolo del TDM è quello di tutelare i cittadini nell’ambito della salute, fornendo informazioni e aiuto su leggi e diritti.

Nello specifico del TDM, operante a Lamezia Terme e attivo per quattro giorni alla settimana, i compiti si svolgono in linea con quanto previsto dal suo Regolamento con l’ascolto degli utenti e la segnalazione ai responsabili dei servizi sanitari ed amministrativi, tramite l’Ufficio relazioni col pubblico (Urp), dal quale riceviamo sistematici attestati di rispetto e stima. Ad onor del vero, sulle segnalazioni dei cittadini, filtrate, da diverso tempo, con correttezza semantica e spirito costruttivo ai responsabili dei servizi, nel 90% dei casi è sempre sceso il silenzio.

Il TDM, come nel caso citato nella sopra richiamata nota dell’ASP relativo all’ applicazione dell’holter ad una paziente e totalmente estraneo ai contenuti della mia lettera al Primario di Medicina, ha acquisito la segnalazione e l’ha inoltrata a chi di dovere. Sarebbe stato più opportuno e direi anche delicato (e mi scuso di doverlo far rilevare attraverso una replica giornalistica) che l’utente fosse stato informato  attraverso una comunicazione diretta.

Non sarebbe stato questo un segnale concreto e manifesto di attenzione e di fiducia? Per quanto riguarda il problema del diniego degli accessi dei familiari ai loro cari in regime di degenza, temo che lo spirito della mia lettera non sia stato correttamente compreso; forse, e me ne scuso,  non sono riuscito ad essere sufficientemente chiaro. A tal fine, e per maggiore chiarezza, ripropongo i due interrogativi posti al Primario del reparto di medicina, ai quali nel comunicato stampa dell’ASP non si fa alcun cenno:

1. Quali problemi, in questa fase post pandemica, richiedono misure così ostative come quelle in atto, a parte la delicatezza dei reparti di degenza, in particolare il Suo, che richiedono un flusso contenuto e protetto di visitatori?

2. Come mai non viene presa in considerazione l’ipotesi, per i degenti con problemi di autonomia personale e sociale, di prevedere la presenza di un familiare con tutte le misure di protezione necessarie, a garanzia del diritto dell’ammalato a mantenere il contatto con i propri affetti?

Nell’attesa che a questi due interrogativi si faccia fronte, gestendo la delicata problematica con mitezza e senza il ricorso alle forze dell’ordine, rassicuro l’ASP che lo sportello del TDM nell’Ospedale continuerà ad essere a disposizione dell’utenza per: concorrere, con spirito collaborativo, a migliorare la qualità dei servizi;

  • aumentare la sua fiducia nelle istituzioni  sanitarie pubbliche;
  • sollecitare le istituzioni stesse ad evitare che sui bisogni, anche se a volte solo percepiti, scenda un liquidatorio silenzio.
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