Otto mesi dall’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso: parla la sorella Antonella
6 min di letturaIntervista all’avvocato Antonella Pagliuso: “Io attendo solo che venga fatta giustizia e che la verità fino in fondo per Francesco venga portata alla luce, cosi come non ho dubbi verrà fatto perché quel senso di giustizia che pervadeva Francesco io l’ho visto negli occhi di chi è alla ricerca della verità. La verità, qualunque sia, confermerà ai più e smentirà i pochi sulla grandezza e sulla specchiata integrità morale dell’Avv. Francesco Pagliuso”.
di Valeria Folino
Lamezia Terme, 9 agosto 2016 ore 22.30 circa, Francesco Pagliuso noto avvocato penalista, sta rincasando e si trova a bordo del suo fuoristrada, nel giardino della sua abitazione in Via Marconi; all’improvviso qualcuno, che lo sta aspettando nel cortile, si avvicina e gli spara.
Una vera e propria esecuzione: due, forse tre colpi di pistola, uno dei quali lo raggiunge alla testa e un altro al torace. Per Pagliuso non c’è scampo.
Il cadavere verrà trovato verso le 3 del giorno seguente, ancora in auto, riverso sul sedile di guida e con lo sportello ancora aperto.
L’omicidio dell’avv. Pagliuso, il quale era impegnato in grossi processi di mafia, è subito sembrato un agguato di ‘ndrangheta a tutti gli effetti. Ma gli inquirenti chiedono cautela.
«Non escludiamo nulla e, allo stato, non si può restringere il campo investigativo a una sola ipotesi. Le indagini, in altre parole, sono a 360 gradi». Lo dice, nell’immediatezza del delitto, il Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Luigi Maffia.
«Il fatto, indubbiamente – aggiunge il procuratore – é molto grave anche perché la vittima era molto conosciuta in svariati ambienti ed aveva una molteplicità di clienti operanti in vari settori. Occorre valutare, dunque, tutte le componenti. Per questo, allo stato, non possiamo escludere alcuna ipotesi».
In questo scenario assurdo la sorella di Pagliuso, che ha sempre tenuto alto il nome di suo fratello e del loro studio legale, non ha mai smesso di chiedere giustizia.
Chi era Francesco Pagliuso lo sappiamo tutti, ma cerchiamo di capire che persona, che uomo e che professionista fosse.
Ne abbiamo parlato proprio con lei, Antonella Pagliuso, forse la persona che conosceva meglio Francesco e che in questi mesi ha vissuto con dignità il proprio dolore, trasformandolo in forza e voglia di verità.
Una chiacchierata per ricordare un uomo e un professionista brillante che, probabilmente, ha pagato con la sua stessa vita la scelta di una “carriera” difficile ma tanto amata e svolta con onestà intellettuale e professionalità.
Buongiorno Antonella Pagliuso, La ringraziamo anzitutto per averci dato la possibilità di intervistarLa, consapevoli del dolore che ogni volta tutto questo può suscitarLe. Iniziamo, quindi, con le domande:
– Qual è il ricordo più bello che conserva di suo fratello Francesco?
R: “Non conservo un ricordo di mio fratello perché mio fratello non è un ricordo nella mia vita ma è la mia stessa vita”.
– Francesco aveva uno straordinario rapporto con i suoi concittadini: come avvocato, con rispetto verso colleghi, collaboratori, magistrati e suoi assistiti; come ristoratore, con gentilezza e disponibilità verso clienti e dipendenti; come amico, con presenza e attenzione e come conoscente, con educazione e umiltà verso chiunque incrociasse la sua strada. Era una persona molto amata, quali sono state le manifestazioni d’affetto più belle che ha ricevuto la sua famiglia in questi otto mesi dalla morte di Francesco?
R: “Quella di chi ancora oggi con discrezione e senza enfasi mi sta e ci sta accanto perché amava e ama Francesco”.
– Era un uomo molto stimato ma, al contempo, un “personaggio” molto in vista nella città di Lamezia Terme. Francesco si è mai confidato con Lei di qualche episodio che lo aveva turbato?
R: “Nella nostra professione sono quotidiani i momenti in cui si verificano episodi che in qualche modo ti possono turbare ma per un Avvocato di gran lunga più importanti sono il senso del dovere, della legalità e della libertà di “essere un Avvocato”
– Antonella, torniamo per un momento a quella tragica notte. Come ha saputo della morte di Francesco? Che ricordo ha di quel giorno e quale è stata la prima sensazione nell’apprendere la notizia, oltre ai più basilari e fisiologici sentimenti di dolore e disperazione?
R: “Ho saputo della morte di mio fratello cosi come era giusto e possibile che io sapessi…..una telefonata e una voce disperata dall’altro capo del telefono che mi diceva che mio fratello era stato ucciso- Come si può descrivere ciò che umanamente non è possibile comprendere se non si vive, non si possono definire fisiologici e basilari la disperazione e il dolore perché fisiologico e basilare e ciò che fa parte della natura umana ciò che io ho provato e provo di umano non ha nulla”.
– Ci sono stati momenti, dopo la morte di suo fratello, in cui ha avuto voglia di mollare il vostro studio legale o, in generale, di lasciare la professione?
R: “MAI sarebbe tradire Francesco e ucciderlo per una seconda volta”.
– Suo fratello è stato l’avvocato difensore di tanti esponenti di spicco della ‘Ndrangheta, imputati nei processi più grossi degli ultimi trent’anni della storia giudiziaria lametina, da Perseo ad Andromeda. Come viveva Francesco questa situazione?
R: “Francesco difendeva gli uomini e non il loro presunto reato “.
– Accanto a lei, vediamo spesso l’avvocato MariaGrazia De Sensi, persona fidata dello studio Pagliuso e molto apprezzata da Francesco. Che rapporto aveva il dominus con i suoi collaboratori?
R: “Accanto a me vedete le persone e gli Avvocati che hanno creduto e credono che la frase utilizzata da Francesco “bisogna essere Avvocati e non fare gli Avvocati” non è un semplice intercalare ma l’essenza della nostra professione e questo qualunque sia il prezzo da pagare. Sono coloro i quali avevano già iniziato il cammino di Francesco con Francesco. Ciò detto non credo che sia necessario aggiungere altro sul rapporto che Francesco aveva con chi anche dopo il 9 agosto 2016 ha proseguito con la guida dei suoi preziosi insegnamenti e su chi riconosce il suo profumo tra mille, il suo maglione fra gli altri e si ferma a guardare tutto ciò che ha il colore amato da Francesco.
Oggi a proseguire la stessa strada al nostro fianco si sono uniti con la loro professionalità e il medesimo credo di Francesco l’Avv. Aldo Ferraro e l’Avv. Manuela Antonuccio i quali, fra l’altro, non mancano occasione di farmi sentire l’abbraccio e il calore umano di chi non ha necessità di un legame genetico per essere Tuo fratello senza mai pensare di poter sostituire l’insostituibile”.
– Nell’immediatezza del delitto, Lei disse rivolgendosi all’assassino di suo fratello: “Guardati allo specchio, pentiti e costituisciti”. Se avesse la possibilità di parlare oggi a chi decise e a chi eseguì la sentenza di morte per Francesco, cosa direbbe?
R: “Non avrò mai questa possibilità perché non avranno mai il coraggio di alzare lo sguardo alla mia presenza per ascoltare le mie parole….solo gli uomini hanno questo coraggio.
Io attendo solo che venga fatta giustizia e che la verità fino in fondo per Francesco venga portata alla luce, cosi come non ho dubbi verrà fatto perché quel senso di giustizia che pervadeva Francesco io l’ho visto negli occhi di chi è alla ricerca della verità. La verità, qualunque sia, confermerà ai più e smentirà i pochi sulla grandezza e sulla specchiata integrità morale dell’Avv. Francesco Pagliuso”.
Ringrazio, personalmente e a nome del giornale, l’avvocato Antonella Pagliuso per l’intervista concessa. Nella speranza che la famiglia di Francesco, come ogni cittadino che crede nella giustizia (quella giustizia tanto perseguita da Francesco) possa presto trovare la verità per questo delitto contro un uomo straordinario, contro la sua famiglia e i suoi affetti, i suoi colleghi e contro la civiltà tutta.