La pandemia mafiosa: Annarosa Macrì ne discute con l’autore Paolo Lattanzio
2 min di letturaLamezia Terme. E’ stato un appuntamento imperdibile quello offerto al TRAME Festival in una presentazione che ci ha fatto ripercorrere all’indietro, un periodo difficile da scordare
L’emergenza della pandemia da Covid-19 in Italia, ha giocato un ruolo fondamentale per le organizzazioni mafiose, le quali hanno sfruttato questa tragedia per trarne profitto.
Paolo Lattanzio, autore del libro edito da Rubbettino “La pandemia mafiosa – strategie per un’antimafia di prossimità” è Capogruppo PD in Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, ma anche Presidente del XX Comitato per la prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l’emergenza sanitaria, in Commissione Bicamerale Antimafia.
Un libro purtroppo ancora attuale, sottolinea Annarosa Macrì, scrittrice e giornalista, che ha lavorato per molti anni in Rai dove è entrata nel 1978. Ricordiamo la collaborazione con Enzo Biagi a Rai Uno, alla realizzazione de “I dieci comandamenti all’italiana”, “Una storia”, “Il fatto”. È stata curatrice di “RT – Rotocalco televisivo”, l’ultimo lavoro di Enzo Biagi, e ha realizzato “RT Era ieri”, il programma di Rai Tre che ha ricordato quarant’anni di televisione del grande giornalista.
Abbiamo chiesto all’autore di parlarci del motivo che lo ha spinto a dare alle stampe questo libro/inchiesta: “Il libro nasce con un primo obiettivo che è quello di portare fuori dal Parlamento quanto viene fatto l’interno delle istituzioni. Infatti una prima azione che abbiamo costruito nel comitato che presiedo e che si occupa delle infiltrazioni mafiose in epoca Covid, è stata di analizzare come le grandi mafie italiane si sono comportate sfruttando per il proprio tornaconto economico e di potere lo scoppio della pandemia. La storia ci insegna come una tragedia rappresenta una grande opportunità per le mafie, che approfittando delle diseguaglianze, anche in nome delle nuove povertà, si sono diffuse per andare a incontrare i cittadini, aiutandoli. E’ sbagliatissimo pensare ad una mafia buona, poiché questo è uno strumento per acquisire la disponibilità dei cittadini in difficoltà, che aiutati, producono il cosiddetto voto mafioso nelle persone che l’organizzazione criminale decide”.