Parte dalla Calabria uno studio geoantropologico sulla quarantena
3 min di letturaHa ricevuto il plauso della American Association of Geographers lo studio di ambito geografico e antropologico “Il mio spazio vissuto”
Lo studio, partito da un’idea del giovane geografo calabrese Francesco De Pascale, post dottorando al CNR-IRPI di Cosenza, in collaborazione con Valeria Dattilo, dottore di ricerca in Filosofia del Linguaggio e della Comunicazione all’Università della Calabria, e Franco Bilotta, tecnico e coordinatore della rivista “Il Sileno onlus”L’iniziativa ha coinvolto un importante staff di ricercatori e tecnici italiani composto da Giovanni Gugg (Università di Napoli “Federico II”), Stefano Montes (Università di Palermo), Gaetano Sabato (Università di Catania), Charles Travis (Trinity College Dublino), ed è stata sostenuta anche da diversi docenti universitari tra cui Vito Teti (Università della Calabria), Fausto Marincioni (Università Politecnica delle Marche), Chiara Rabbiosi (Università di Padova).
Prendendo le mosse dagli studi del geografo francese Armand Frémont, appena scomparso, la ricerca, tuttora in corso, si propone lo scopo di raccogliere le testimonianze dei cittadini che stanno vivendo questo periodo di quarantena all’interno degli spazi quotidiani della propria abitazione, creando, secondo le parole dei rappresentanti dell’American Association of Geographers, una “mappatura delle interazioni e delle esperienze sociali durante questa bizzarra crisi della salute pubblica”, grazie alla quale “questo lavoro contribuirà notevolmente a comprendere la storia sociale e del presente, condivisa, relativa a questa pandemia”.
La ricerca è stata effettuata attraverso la raccolta brevi riflessioni e pensieri, non superiori a 350 parole, attraverso i quali viene richiesto ai soggetti in lockdown di esporre, tramite racconti o narrazioni, le modalità nelle quali entrano in relazione quotidianamente con il proprio spazio vissuto, all’interno delle mura domestiche.
“I testi – dichiara Francesco De Pascale – dovranno essere incentrati su alcuni temi fondamentali: le attività più significative svolte dai testimoni all’interno del proprio spazio vissuto; la tipologia di interazioni con coloro che vivono nella stessa abitazione o nello stesso stabile (partner, amici, coinquilini, etc.); come il testimone definisce lo spazio utilizzato; quali percezioni prevalgono su altre in quello spazio (visiva, sonora); se in casa si può interagire fisicamente con l’esterno solo affacciandoci dalla finestra, allungando lo sguardo sul paesaggio circostante, “riempiendolo” con il suono; infine con quali altri mezzi si può comunicare con l’esterno ( solo attraverso il proprio balcone di casa, al telefono, via e-mail, internet, social network ecc.) Attualmente sono state raccolte più di 100 testimonianze”.
I testi possono essere inviati da chiunque all’indirizzo e-mail: ricerche@ilsileno.it
Quelli selezionati verranno pubblicati gradualmente sulla rivista “Il Sileno Onlus” e su una mappa costruita appositamente, contenente anche video e immagini, che ha già raggiunto 2.000 visualizzazioni.
Tra le testimonianze ricevute anche quella dell’antropologo Massimo Canevacci e di uno dei massimi esperti al mondo di disastri, David Alexander, nonché di diversi scrittori.