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Il PD lametino ostaggio di poteri personali e dinamiche antidemocratiche

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Questa è la lezione che si trae da quanto successo nelle ultime settimane

Comunicato Stampa

I vertici del partito regionale e provinciale, messi di fronte al fatto che la segreteria locale non rappresenta più il partito degli iscritti, come platealmente e clamorosamente l’assemblea del 7 di agosto aveva dimostrato, avevano chiesto alle componenti in campo di cercare un percorso unitario proponendo e varando un coordinamento di 4 membri.

Un organismo che doveva servire a ricercare l’unità in uno spirito di maggiore collaborazione.

Ma nonostante le raccomandazioni del partito regionale volte ad evitare strappi e forzature, magari concordando le uscite pubbliche e le iniziative dentro il suddetto coordinamento, c’è chi ha, in particolare il segretario ‘sfiduciato’ il 7 agosto, scientemente e sistematicamente violato sin dal primo giorno queste indicazioni unitarie fino a rendere inutile e di facciata lo stesso coordinamento, alla ricerca tignosa di una riaffermazione personale.

Tra l’altro nell’ultima riunione di un direttivo locale, convocato nonostante gli appelli ad evitare una contrapposizione proprio con il coordinamento, si è palesata una linea di frattura profonda: la discussione infatti si è trasformata in un triste spettacolo di prevaricazioni, incomprensioni e continue interruzioni, dove il dibattito ha lasciato spazio a scambi velenosi e attacchi personali.

Un clima tossico, orchestrato da alcuni esponenti come Masi e i suoi sodali, i quali si dimostrano interessati solo al mantenimento del controllo sul partito, respingendo qualsiasi tentativo di dialogo o di cambiamento. Si tratta di una dinamica pericolosa, che ha portato il direttivo a smentire la stessa linea del PD nazionale di apertura e di unità sostenuta dalla segretaria Schlein.

L’obiettivo è chiaro: mantenere uno status quo, sabotando i tentativi dei vertici regionali e provinciali di trovare una sintesi unitaria (vedi il coordinamento), favorendo un clima aspro e divisivo che soffoca la partecipazione in cui prevalgono atteggiamenti autoritari e il rifiuto di valorizzare l’impegno di chi, nel corso degli anni, soprattutto tra i giovani, ha dato un contributo sincero e disinteressato al partito e alla comunità.

Figure di spicco, che dovrebbero rappresentare anche per i ruoli ricoperti in passato un punto di riferimento pacificatore, hanno persino manifestato, nel corso della riunione, fastidio e sdegno per una consultazione democratica che le ha coinvolte accanto a persone ritenute, arbitrariamente, di minor valore.

La posizione infatti assunta dalla ex deputata Lo Moro durante la riunione lascia davvero sgomenti: indignarsi per essere stata inserita in un sondaggio commissionato dal partito, in cui il suo nome appariva accanto a quelli di candidati , parliamo di Gianni Speranza ex sindaco della città di Lamezia Terme e di Rosario Piccioni consigliere comunale della lista Lamezia Bene Comune, da lei ritenuti, udite, “non al suo livello”, rappresenta una concezione della politica egolatrica, divisiva, lontana dall’inclusività e dal quel minimo di rispetto verso gli altri che il partito dovrebbe avere.

E permetteteci: un ‘tantino’ arrogante. Il PD non è né una piattaforma per ambizioni personali, né un’arena per offese sottili tra compagni, bensì un’organizzazione che si fonda sulla reciproca considerazione, anche nel dissenso, e sulla promozione di una democrazia partecipata.

Questo tipo di comportamenti tradisce i valori dello stesso PD nazionale, non rispecchia il sentire della base, né la visione di un partito aperto come predica la segretaria Schlein e capace di rispondere alle esigenze della cittadinanza. Non è tollerabile che pochi individui si approprino delle redini del partito, che tra l’altro oramai non rappresentano più, lo ripetiamo, come dimostrato dall’assemblea agostana, ignorando l’impegno e la passione di militanti, donne e giovani, che da anni lavorano contribuendo attivamente alla crescita del partito.

Di fronte a questa situazione, appare evidente la necessità di una presa di posizione ferma: il PD lametino merita di essere liberato dai personalismi e di tornare a essere una realtà democratica e inclusiva. Non possiamo accettare passivamente che esso venga ridotto ad uno strumento per un patto di potere tra pochi.

È tempo di un appello anche agli organismi nazionali, affinché garantiscano il rispetto delle regole democratiche e impediscano che si consolidino queste pericolose derive autoritarie ed egolatriche. Se necessario, gli iscritti al PD lametino valuteranno di autoconvocarsi per restituire al partito quella dimensione collettiva che sembra ormai essere stata calpestata (come dimostrano le davvero rarissime convocazioni di assemblee dei tesserati).

Di fronte a questa situazione, non resteremo in silenzio. Ci impegniamo a portare la voce della base ai massimi livelli, affinché la leadership nazionale prenda coscienza di quanto accade.

Il PD lametino non è una proprietà privata.

Per questo motivo viene oggi costituita la piattaforma “Occupy PD 2.0 Lamezia” della quale fanno parte la stragrande maggioranza degli iscritti del PD Lametino e la quale è pronta ad accogliere ogni contributo propositivo ed ogni iscritto che si sente rappresentato dalle istanze di cambiamento.

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