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Il percorso radioso e animato dall’amore e dalla fede nel libro “Poesie d’amore, di fede e di ciarpame” di Rocco Mangiardi

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Rocco Mangiardi

Rocco Mangiardi

Rocco Mangiardi
Rocco Mangiardi

Una molteplicità di genuini sentimenti ispira  l’ultimo libro “Poesie d’amore, di fede e di ciarpame” di Rocco Mangiardi edito da inCalabria Edizioni e presentato dall’associazione “Via degli Ulivi” nel corso di un incontro “Liberi come l’aria” nel parco dedicato a Tramonte e Cristiano, i due netturbini  uccisi  dalla ‘ndrangheta nel 1991 sul posto di lavoro.
In questa meravigliosa cornice sono stati declamati i versi  dell’imprenditore Rocco Mangiardi, che dal Natale 2009 vive sotto scorta essendo diventato collaboratore di giustizia dopo essersi ribellato al racket lametino, denunciandone i capi.
A dare voce alle poesie le attrici del “Teatro che non c’era”, Barbara Campisano, Barbara Monterosso, Ilaria Pellegrino, Valentina Sirianni, Maria Concetta Ciliberti e Francesca Denisi e il regista Francesco Pileggi, accompagnati dai canti popolari delle cantastorie Francesca Prestia.
Scritti in forma semplice ma incisiva, i versi hanno suscitato tante emozioni, impressioni e trasmesso importanti messaggi.  «Forse – ha chiarito Mangiardi – molti si aspettavano che io raccontassi la mia storia con le cosche mafiose ma ho preferito esprimere solo i sentimenti che hanno cambiato la mia vita».
Dopo aver opposto resistenza alla criminalità organizzata, Rocco Mangiardi ha dato una svolta positiva alla sua esistenza vivendo, insieme alla sua famiglia «i momenti più belli» della sua vita e della famiglia riuscendo ad intraprendere «il percorso che l’ha condotto ad un presente consapevole e radioso» sorretto dall’amore e dalla fede mentre il ciarpame che, nonostante tutto, affiora nei versi, l’ha sconfitto nelle aule del Tribunale.
«In fondo – ha dichiarato Mangiardi –  l’incontro con i mafiosi è stato una prova per far capire sia a me che ai miei figli se quello che insegnavo loro era realmente quello che volevo fare nella vita».
D’altronde «non avrei mai dato i miei soldi – ha aggiunto – al boss perché potesse adescare i ragazzi e mandarli a spacciare droga, compiere estorsioni, uccidere e morire o finire in galera». A dare una chiave di lettura reale del mondo raccontato da Rocco Mangiardi è stata, soprattutto, la giornalista Maria Scaramuzzino che ha letto la prefazione di Agnese Moro la quale precisa che il mondo di Mangiardi è popolato da scelte difficili, dalla speranza, da rabbia e rancore, condanna e disprezzo che lasciano spazio ad altri sentimenti, «a sguardi più lunghi», alla serenità.
«Le persone – scrive Agnese Moro – che, come Rocco, hanno deciso di non assecondare o soggiacere alle pressioni e alle violenze della criminalità organizzata sono vite complicate. Rese tali da una decisione che dovrebbe essere qualcosa di quotidiano per ognuno di noi, ma che diventa un atto di vero coraggio dal momento che noi – gli altri – voltiamo continuamente la testa dall’altra parte, lasciando che tutto vada come vuole. Così un gesto civico come una denuncia diviene un atto di eroismo, non tanto per la forza dei cattivi, quanto per la debolezza dei “buoni”; buoni che non sanno – come dice Rocco in una delle sue poesie – “guardare il mondo/prendere per mano/la propria vita e dirle “andiamo”.
L’iniziativa è stata molto partecipata con la presenza del sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro, della senatrice Angela Napoli, di molti rappresentanti di Libera, di Giovanni e Francesca Gabriele, genitori del piccolo Dodò ucciso a soli 11 anni dalla ‘ndrangheta di Crotone, dei parenti della vittime per mafia “Tramonte e Cristiano” e dell’editore Federico Arcuri che ha sottolineato l’originalità e la ricchezza dei contenuti della poesia di Rocco Mangiardi  da poter  essere immessa  facilmente nel  mercato editoriale.

LINA LATELLI NUCIFERO

 

 

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