Personaggi illustri lametini: Francesco Colelli, pittore delle antiche chiese di Nicastro e Sambiase
3 min di letturaNato a Nicastro nel 1734, Francesco Colelli è autore delle maggiori opere esposte nelle antiche chiese di Nicastro e Sambiase ed anche a Catanzaro.
Le origini circa la sua famiglia sono abbastanza controverse, di sicuro sappiamo che è figlio d’arte, se non addirittura nipote. Il padre Domenico e il nonno Antonio si fregiavano del titolo di magister, un appellativo riservato alle maestranze artigianali. La madre Teodora De Napoli lo darà alla luce il 27 gennaio 1734 in una abitazione di Nicastro sita nella ruga di Blasco, posta di fianco ai giardini della famiglia Blasco e proprio Francesco Blasco ne sarà il padrino.
Il Colelli vivrà nello storico quartiere nicastrese fino al giorno del suo matrimonio con Costanza Gigliotti di Falerna e nutrirà un profondo legame con la chiesa di San Francesco ivi allocata: qui si trova di fatti il suo più antico capolavoro noto fino ad oggi, la Trinità Dolente, ma anche opere mature postume.
Sarà l’autore inoltre di un gruppo di opere della chiesa di Santa Caterina che andrà completamente perduto, ma di cui se ne deduce la paternità da una serie di documenti notarili a sua firma del 1758.
I suoi affreschi costellano i maggiori edifici religiosi divisi tra Nicastro e Sambiase: basti pensare alle opere contenute nella chiesa di San Domenico, alla chiesa delle Veterana che doveva conservare una Deposizione (trafugata negli anni Sessanta e di cui Giorgio Pinna riproporrà una copia) e la chiesa del Carmine.
L’artista vive un momento di forti emozioni; si ritrova totalmente immerso in un periodo particolarmente drammatico: una profonda carestia che colpisce il territorio nel 1764 nota come l’anno della fame, l’ennesima alluvione del torrente Piazza del 1782 e infine il terremoto del 1783. Nel frattempo il padre Domenico e la madre Teodora muoiono a due anni di distanza; entrambi saranno tumulati nella tomba di famiglia insieme al nonno Antonio nella chiesa di San Francesco.
Ma dopo un lungo periodo segnato dalla tragedia, la vita artistica del Colelli giunge ad una svolta: è il momento delle grandi ricostruzioni edilizie non solo nel lametino, ma su tutto il territorio catanzarese e la sua fama di apprezzato artista lo colloca negli ambienti più elevati volendolo autore di importanti opere pittoriche dei nuovi edifici civili e religiosi.
Nel frattempo, dal matrimonio con Costanza avrà due figli: Domenico Antonio e Giovanna. In seguito allo sposalizio del primogenito con la catanzarese Mariangela Scalfaro, avrà luogo il suo trasferimento nell’attuale capoluogo.
In un periodo di ricostruzioni frettolose sono pochi i documenti che attestano l’autenticità delle sue opere, come nel solo caso degli affreschi conservati a Marcellinara, per il resto non si può che ragionare per paragoni stilistici.
Intanto anche il figlio intraprende la carriera paterna e probabilmente il maestro Colelli si circonderà di un piccolo gruppo di seguaci che lo supporteranno nella realizzazione di alcune opere che realizzerà in età particolarmente avanzata, come si può dedurre dallo studio stilistico esecutivo di alcuni soggetti.
La sua attività nel corso degli anni risentirà dello stile pittorico di Mattia Preti, da lui apprezzato in occasione dei numerosi viaggi che lo hanno portato a Taverna nel corso della sua vita e della capacità di primeggiare in una terra, quella calabra, in cui rimbombano l’eco della produzione artistica dei grandi maestri di scuola napoletana oltre che delle rimanenze di un ampolloso rococò che si trascina dalla Francia.
Felicia Villella
(In copertina il dipinto della Trinità dolente, custodito a Santa Maria Maggiore)