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Piccioni, appello ai commissari: “Domani omaggiare partigiani lametini Petruzza e Cortese”

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Rosario Piccioni

Rosario Piccioni

Non dobbiamo mai dimenticare che il 25 aprile non è una data come tante.

Comunicato stampa:

È il simbolo e la sintesi di quei valori che sono fondamento della nostra Carta Costituzionale e che devono ancora oggi orientare la vita del nostro Paese: l’antifascismo, la democrazia, la libertà da ogni forma di oppressione. Oggi più che mai non solo ha senso parlare di antifascismo, ma è un dovere morale di fronte ai tanti rigurgiti di intolleranza e discriminazione che purtroppo si registrano ancora nel nostro Paese, alimentati in maniera propagandistica da alcune forze politiche. Soprattutto occorre trasmettere alle nuove generazioni che il 25 aprile non è una festa come tante altre.

Segna la liberazione del nostro Paese dalla tirannia nazifascista pagata con il prezzo di tante vite umane, di tanti uomini e di tante donne che hanno sacrificato se stessi in nome della libertà e della democrazia. Le donne e gli uomini della Resistenza, per dirla con le parole di Giuseppe Ungaretti, sono coloro ai quali “furono chiusi gli occhi alla luce perché tutti noi li avessimo aperti per sempre”, oltre ogni indifferenza e tentazione di voltarsi dall’altra parte. Non dobbiamo dimenticarlo mai.

Rivolgo inoltre un appello ai commissari straordinari perché domani, nell’ambito delle celebrazioni istituzionali del 25 aprile già programmate, si ricordino degnamente anche i partigiani lametini Domenico Antonio Petruzza e Vinicio Cortese, le cui lapidi sono affisse sulla facciata del Palazzo di Città su Corso Numistrano. Attraverso queste due figure, soprattutto in questo momento della vita della nostra città, rendiamo omaggio a tutti i figli della nostra comunità lametina che hanno dato il loro contributo alla liberazione dell’Italia, pagando con il sacrificio della propria vita la battaglia per l’affermazione della libertà e della democrazia nel nostro Paese.

Penso ai tanti lametini caduti nelle due guerre mondiali e sotto i bombardamenti. Alle nostre donne che, anche nei terribili anni della guerra, continuarono a lavorare e a mandare avanti le famiglie con grandi sacrifici. Penso a quanti, mettendo a rischio la propria vita, diedero ospitalità nelle loro case ai partigiani e agli Ebrei perseguitati.

A Lamezia celebrare il 25 aprile e la Resistenza non deve essere solo ritualità ma deve tradursi in una memoria attiva, tracciando una linea di demarcazione netta e invalicabile tra la legalità e l’illegalità, tra il malaffare e la politica intesa come servizio al bene comune.

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