Piccioni su stop FRAC Festival a Scolacium: “Siamo nella Calabria 2018 o nel Medioevo?”
4 min di letturaLa nota di Rosario Piccioni
Comunicato stampa:
Quando non è la ormai tristemente nota “Gabrielli” o i soliti disagi organizzativi sempre puntuali alle nostre latitudini, a complicare la vita a chi si impegna per far rivivere il nostro territorio ci si mette addirittura la censura. Quanto è accaduto per il festival FRAC suona davvero come una forma di censura, intollerabile e inaccettabile nella Calabria del 2018. Sembra che qualcuno, anziché mettere in atto politiche di rilancio culturale, abbia la pretesa di dare il patentino di genere musicali “consoni” e “non consoni” a luoghi di cultura.
La settima edizione del Festival internazionale promosso dal CRAC di Nicoletta Grasso – una brillante professionista lametina tornata dopo tanti in Calabria con il sogno di contribuire al riscatto di questa terra nel segno dell’arte e della bellezza – manifestazione che negli anni passati ha portato nella nostra regione centinaia di artisti delle diverse arti contemporanee da tutto il mondo, era in programma al Parco Archeologico Scolacium di Borgia nei giorni 10 e 11 agosto.
Il 1° giugno scorso la direzione del Polo Museale della Calabria aveva dato il via libera allo svolgimento della manifestazione nella location di Scolacium, uno dei luoghi più significativi del patrimonio della nostra regione. In maniera assolutamente inconcepibile per un’amministrazione pubblica che dovrebbe occuparsi di cultura, e che dovrebbe sapere bene che eventi e manifestazioni non si organizzano da un giorno all’altro, il 30 luglio scorso la stessa direzione del polo museale nega l’utilizzo del sito archeologico in quanto – secondo la direzione – performance di musica elettronica, pop e avanguardia in fascia notturna “non sono consone a luoghi di cultura”.
È evidente che alla direzione del Polo museale sarà bastato leggere qualche “nome” del programma o qualche genere musicale non in linea con chissà quali “canoni superiori”, per negare l’utilizzo del parco archeologico. Non è così che deve agire un’amministrazione pubblica, dopo che si sono assunti impegni messi per iscritto. Viene da domandarsi: siamo nella Calabria del 2018 o nel Medioevo? Ci troviamo di fronte a un’amministrazione pubblica che deve valutare progetti per valorizzare i luoghi culturali calabresi o al tribunale dell’Inquisizione?
Prima ancora del merito delle motivazioni del diniego, motivazioni sicuramente frutto di pregiudizi culturali e di una incomprensibile chiusura, è assurdo che la comunicazione dello stop alla manifestazione sia avvenuta appena dieci giorni prima del Festival. L’organizzazione della rassegna aveva già annunciato le date con largo anticipo, venduto i biglietti e sottoscritto importanti contratti con gli artisti che sarebbero intervenuti.
Chi pagherà gli enormi danni e disagi dello staff impegnato da mesi nell’organizzazione del festival e dei tanti giovani che già avevano prenotato per partecipare all’evento? È questo il sostegno che lo Stato nell’espressione della direzione del Polo Museale dà a chi, come Nicoletta Grasso e i suoi collaboratori, con passione e impegno lavora tutto l’anno per animare i luoghi del patrimonio della nostra Regione?
È inammissibile che la risposta di un’amministrazione pubblica sia la censura. Perché, a leggere le motivazioni del diniego, di questo si tratta. Di censura. E vorrei ancora sottolineare un altro dato paradossale. Il Frac festival solo pochi mesi fa era stato ammesso a finanziamento dalla Regione Calabria nell’ambito dell’avviso pubblico per la valorizzazione del sistema dei beni culturali e il rafforzamento dell’offerta culturale
Ci troviamo di fronte a un palese atteggiamento discriminatorio, conservatore, che nulla ha a che vedere con l’agire lineare che dovrebbe contraddistinguere una pubblica amministrazione. Non vorremmo che qualche vento “integralista” del governo nazionale stia cominciando a soffiare anche dalle nostre parti, partendo proprio dal mondo culturale.
Chi scommette nella cultura e nell’innovazione, i giovani calabresi che in questi anni attraverso i Festival hanno richiamato in Calabria tantissimi ragazzi da tutta Italia, quanti animano la vita dei luoghi del patrimonio storico della nostra terra… hanno bisogno di essere sostenuti. Non tanto e non solo con aiuti economici, ma con un agire amministrativo e politico che crei condizioni favorevoli. Di certo non hanno bisogno di censure e integralismi di ogni genere.