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Ponte sullo stretto, l’esperto: farlo ora costerà più del normale

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Zonta: “Salvini agisca come buon amministratore di condominio. Oggi è costoso rifare un palazzo, figurarsi un’opera così importante e complessa. Ragionarla in un piano generale dei lavori pubblici”

Comunicato Stampa

“Il Ponte sullo Stretto è certamente un’opera di cui l’Italia, e la Sicilia in particolar modo, ha bisogno ma, dopo tantissimi anni di rimandi, rinunce, attese dare il via ai lavori in questa specifico contesto economico globale non mi sembra ragionevole” – commenta Fabio Zonta, uno dei massimi esperti di approvvigionamenti in Italia, a commento alle parole del ministro Salvini a Rtl 102.5 che ancora una volta conferma il via ai lavori entro due anni e la finalizzazione dell’opera ‘entro la prossima legislatura’

“Inviterei il ministro Salvini a ragionare con la diligenza di un a buon amministratore di condominio – continua l’esperto – Infatti oggi, così come nel medio termine, per la carenza di materie, è impegnativo e più costoso che mai rifare una facciata di un palazzo, figurarsi un ponte sullo stretto di Messina” – continua Zonta, peraltro autore insieme a Lorenzo Zacchetti del best seller ‘Procurement Rievolution’ proprio sul tema della crisi degli approvvigionamenti – un’opera colossale, che peraltro si somma a un’ampissima quantità di piccole o grandi opere pubbliche già cantierizzate, e per certi versi molto più importanti e urgenti, dalle carceri alla messa in sicurezza del territorio alla riconversione energetica e altre ancora, parte delle quali già ferme da tempo per motivi di budget, burocrazia, scarsità di materie se non anche bloccate dall’Autorità giudiziaria“

In edilizia ma non solo, a causa dei diversi shock globali che hanno generato la crisi degli approvvigionamenti che si ricordi in tempi moderni, manca di tutto. Iniziare ora un cantiere così importante comporterebbe certamente costi più elevati, tempi di approvvigionamento delle materie molto più lunghi e comunque più incerti che mai in uno scenario globale imprevedibile. “Non sappiamo e nessuno sa prevedere come gli eventi internazionali, la guerra ma non solo, evolveranno e quindi pianificare una così grande opera – riflette l’esperto – in questo momento è poco saggio. Avrebbe buon senso semmai ragionarla e contemplarla nell’ambito di un piano generale dei lavori pubblici per capire quanto è prioritaria rispetto ad altre urgenze e se quando, come e in che tempi affrontarla”

“Peraltro inizio per poi, malgrado tutta la buona volontà e impegno, doverla stoppare per mancanza di forniture sul mare soprattutto, significherebbe portare a velocissimo deperimento anche il poco costruito” conclude Zonta.

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