La più potente preghiera di Sant’Antonio
2 min di letturaÈ proprio così: una preghiera che è passata alla storia come ‹‹brevetto›› del Santo padovano
Al successo di questa breve orazione contribuì papa Sisto V (1585-1590), che ne fece scolpire una versione sulla base dell’obelisco fatto erigere in Piazza San Pietro a Roma, ed ancor oggi visibile, tra le altre cose.
‹‹Ecce Crucem Domini,
fugite partes adversae,
vicit Leo de tribu Iuda,
Radix David! Alleluia, alleluia!››
Traduzione:
‹‹Ecco la Croce del Signore,
fuggite parti avverse,
ha vinto il Leone della tribù di Giuda,
la Radice di Davide! Alleluia, alleluia!››
Qualche nota a margine: intanto è un testo alleluiatico e, quindi, di lode e ringraziamento nei confronti della Croce di Cristo, vincitrice sul male, nei primi due versi.
Negli ultimi due si mette in risalto, invece, la continuità tra Antico e Nuovo Testamento: sia il re Davide che Gesù discendono dalla tribù di Giuda, di cui il leone è simbolo.
Non solo: il Leone di Giuda è anche un’espressione usata nell’Apocalisse 5, 5 per indicare il Messia: «ma uno dei ventiquattro anziani mi disse: Non piangere! Ecco, il Leone della tribù di Giuda, il Rampollo di Davide ha vinto la sua battaglia e si è dimostrato degno di togliere i sette sigilli e di aprire la pergamena».
Insomma, la potremmo definire, liricamente, una quartina sacra di ricapitolazione della storia infinita: divina, umanata nel Verbo. Non sbaglieremo nemmeno a chiamare questo motto a 4 versi ‹‹esorcismo››, di cui il semplice Vade retro è l’espressione più sintetica. ‹‹Credo e rinuncio››, insomma, come nel rinnovamento delle promesse battesimali.
Alleluia…
Prof. Francesco Polopoli