Presentato il 2 settembre il libro di Massimo Iiritano
3 min di lettura“Teologia dell’ora nona. Il pensiero di Sergio Quinzio tra fede e filosofia”
È stato presentato venerdì scorso, presso la saletta rosa di Palazzo Mastai, il libro di Massimo Iiritano “Teologia dell’ora nona.
Il pensiero di Sergio Quinzio tra fede e filosofia” (Castelvecchi, 2021). L’iniziativa – organizzata dal Centro Cattolico di Cultura con il sostegno del Circolo Sestante e della Fondazione Murri di Urbino – ha visto la partecipazione di un pubblico attento e pronto a cogliere i tanti stimoli lanciati dalla conversazione con l’autore.
Classe 1972, Iiritano ha esordito nel mondo accademico con un libro su Kierkegaard, esito della tesi di laurea in filosofia all’Università di Perugia. Ha continuato il suo percorso di ricerca affrontando numerosi temi legati all’estetica filosofica e al complesso rapporto con la teologia, collaborando con importanti studiosi del calibro di Sergio Givone e Massimo Cacciari. Ma è all’incontro e all’amicizia con Sergio Quinzio che Iiritano deve un’impronta decisiva al suo modo di fare filosofia da un lato, e di intendere l’esperienza religiosa dall’altro.
L’ora nona, cui rimanda il titolo del saggio, è l’ora della crocifissione di Gesù, l’ora che genera un’angoscia suprema anche nel figlio di Dio, e peraltro connaturata alla coscienza di qualsiasi creatura: quella di essere abbandonata dal Padre. Della prospettiva tragica della croce Quinzio ha fatto il centro della sua riflessione, a partire dalla sua opera fondamentale dal titolo “Un commento alla Bibbia”.
Dio, secondo Quinzio, è stato sconfitto dalla storia perché il Regno di giustizia promesso non è venuto, e già le prime generazioni cristiane sono state costrette a rielaborare in senso spirituale il concetto della redenzione. A questo si aggiunge la permanenza del male nella vicenda umana, non tanto nelle forme in parte comprensibili dei limiti del mondo naturale, quanto in quelle totalmente prive di senso, come la sofferenza assurda dei bambini, o la distruzione sistematica di interi popoli ritenuti inferiori sulla base di pregiudizi ideologici.
Ma la consapevolezza contemporanea della debolezza di Dio, contrapposta a secoli di onnipotenza postulata da gran parte della teologia, apre la strada verso una fede basata sulle cose ultime, invocazione autentica verso l’unica forza che è ancora in grado di salvare l’umanità.
Del pensiero di Quinzio, così denso e originale ancorché carico di problemi più che di facili soluzioni, Iiritano è un interprete fedele e intelligente, che non evita di soffermarsi anche sugli aspetti più contraddittori. Perché la scelta della fede, ieri come oggi, non può poggiare solo su una serie di rassicuranti certezze – pena l’annullarsi in una delle tante etiche umane prodotte nella storia – ma anche sulla lotta contro il male nelle sue forme più subdole, come anche sul rischio che ogni gesto di affidamento pieno porta con sé.