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Presentato Gli occhi neri che non guardo più, romanzo d’esordio del lametino Antonio Pagliuso

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Presentato nella sala affrescata “Giuseppe Perri” di Palazzo Nicotera Gli occhi neri che non guardo più, romanzo giallo d’esordio del giovane lametino Antonio Pagliuso.

L’evento si è inserito nel già ricco cartellone della rassegna culturale del Maggio dei Libri e ha visto la presenza, insieme all’autore, del giornalista scrittore e curatore editoriale Pasquale Allegro e della conduttrice radiofonica Anna Colistra.

Un incontro aperto dalla lettura di alcuni versi della poesia Il Cinque Maggio di Alessandro Manzoni, ma che mantiene, poi, toni informali e suggestivi così come si addice a un romanzo giallo e che incuriosisce già a partire dal titolo non immediatamente e volutamente riconducibile al genere. Come spiega Pasquale Allegro: “mi piaceva l’idea che solo leggendo il libro avremmo capito il perché di questo titolo.

La storia si svolge nella primavera del 1957 ed è ispirato a un brutale fatto di cronaca nera realmente accaduto nel 1903, quando riaffiorò dalle acque di Genova una valigia che svelò agli inquirenti un macabro contenuto: un cadavere smembrato.

Per l’autore Antonio Pagliuso la scelta di scrivere un romanzo giallo è cosa quasi naturale, certamente una delle sue prime passioni, derivanti anche e soprattutto dalle importanti letture giovanili di alcuni romanzi di Agatha Christie, giallista di fama mondiale e creatrice di alcuni dei personaggi più celebri tra i quali ricordiamo l’investigatore belga Hercule Poirot e la simpatica e furba vecchietta, nonché acuta indagatrice, Miss Marple.

Di ispirazione è stato anzitutto un testo della scrittrice inglese: “Dieci Piccoli Indiani”, uno tra i migliori libri gialli secondo Pagliuso, che lo ha influenzato particolarmente per il suo modo di scrivere e di narrare.

La suggestione però non si limita ai romanzi gialli, ma si accompagna anche alla curiosità per la criminologia e alle appassionate notti d’estate in cui l’autore guardava con piacere Blu notte – Misteri italiani di Carlo Lucarelli (che in seguito ha avuto il piacere di conoscere personalmente), trasmissione televisiva il cui tema principale era quello della ricostruzione in forma narrativo-documentaristica di delitti irrisolti più o meno famosi e di vicende ritenute poco chiare.

La sua è una scrittura concisa che riesce a rimanere chiara e coerente fino alla fine, soprattutto nella caratterizzazione acuta e profonda dei personaggi che si evolvono insieme alla storia, e di personaggi nel testo ve ne sono molti, tutti con qualcosa da nascondere e tutti in fondo hanno anche qualcosa dell’autore stesso.

Alcuni dei personaggi passati in rassegna durante l’incontro fanno capo alla cronaca nera italiana. Per citarne alcuni: la giovane mamma Maria e la figlioletta Angela nascono dal ricordo di Maria Fresu e Angela Fresu vittime della strage alla stazione di Bologna negli anni ottanta; il piccolo e vivace Alfredino è stato scelto in memoria di Alfredino Rampi morto in maniera tragica nel 1981 dopo essere caduto in un pozzo nelle campagne di Vermicino. Dirette televisive si protrassero per giorni, facendo diventare la tragedia uno dei primi casi mediatici di morte in diretta, quando le speranze di salvare il piccolo si spensero insieme a lui.

Gli occhi neri che non guardo più è un testo che lascia aperte varie possibilità, il lettore è così sempre attivo ed attento nel cercare di capire che personaggio ha di fronte, lo analizza e lo scruta cercando di trovare risposte alle molteplici domande che si pone nella lettura, durante la quale egli stesso tende a creare delle storie nelle storie, teorie e congetture che premono per una risposta.

Il finale lascia la tipica sensazione che lascia un buon romanzo giallo: l’effetto sorpresa, lo sgomento, la liberazione per aver finalmente saputo e l’unica cosa di cui siamo certi è che questa volta non c’è nessun maggiordomo da incolpare.

Valentina Dattilo

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