Prima di andare via, storia di giornalismo e crescita personale con Massimo Maneggio
3 min di letturaPresentato per la prima volta a Lamezia Terme “Prima di andare via”, secondo romanzo di Massimo Maneggio
LAMEZIA. Un caldo sabato pomeriggio di maggio e una libreria in centro città hanno accolto la presentazione di Prima di andare via (Falco Editore), romanzo del giornalista Massimo Maneggio. Ad accompagnarlo Ornella Gallo assessore alla Cultura del Comune di Bisignano e Antonio Pagliuso.
L’autore, influenzato da grandi autori quali Verga, Pirandello, Benni, già dalle prime pagine va al punto della questione. Pochi personaggi, chiaramente identificabili, e attualizzazione del linguaggio senza andare troppo di retorica fanno del libro di Maneggio un’opera segnata da uno stile informale che chiaramente predispone il lettore a una lettura piacevole e senza fronzoli.
Quella di Maneggio appare sin da subito come un’opera che risulta essere lo specchio di una parte della società attuale, del mondo del giornalismo con tutti i pro e soprattutto i contro. I contro ci portano mano nella mano in un viaggio, che è poi evoluzione personale, nella vita del protagonista del libro, il giornalista precario Bruno Cerasi.
Un eroe dei nostri tempi, un personaggio che appare immediatamente altro, l’opposto rispetto alla figura del giornalista glamour. Bruno non vive e non vuole vivere di apparenze, è un solitario che si è dato anima e corpo al proprio lavoro, al giornalismo, e alla sua esasperazione. Un ruolo che gli permette di essere libero e di scrivere quello che gli pare.
Il suo è un malessere generale alla continua ricerca della valorizzazione del talento, di una meritocrazia che spesso perisce sotto i colpi costanti di amicizie, agganci e “spintarelle” tali da poter ricevere una raccomandazione, pur senza meriti effettivi. Nulla di più tristemente attuale, quindi, della precarietà di una generazione che ha una moltitudine di capacità ma poche possibilità di applicarle.
In Prima di andare via l’autore fa un ritratto quasi impietoso di un mondo che non ha un suo spazio, una professione che a volte non viene riconosciuta come tale, sottopagata e che spesso non ti dà l’occasione di una promozione in carriera. Una situazione giornalistica che fa riflettere in un momento in cui a farla da padrone sono tweet, fake news e orrori grammaticali.
A far da cornice alla vita di Bruno un paese che poi tanto piccolo non è, 25 mila anime che formano la comunità di Frassabatina. Una cittadina che soffre di un isolamento comune anche a tanti altri paesini del centro-sud, carenti di collegamenti, dove il lavoro giornalistico non funziona e in cui spesso chi resta è “condannato” alla vita di paese. È qui che esiste, nonostante tutto, la testata giornalistica per cui Bruno scrive, un giornale il cui nome non compare mai, che rimane lì in sospeso tra le righe del libro di Maneggio.
La svolta della storia e dell’intero libro arriva probabilmente con l’apertura, in un paese che non sa neanche cosa voglia dire turismo, di un nuovo albergo. Bruno sarà il primo a incuriosirsi finché non arriverà a scoprire che il malaffare si è insinuato nella cittadina apparentemente tranquilla e anonima di Frassabatina.
Il giornalista precario e in amor di verità non sarà però appoggiato dai concittadini che preferiranno l’immobilità piuttosto che far sentire la propria voce. Da qui prende il via un’ulteriore fase della vita di Bruno, un moto di ribellione che nella parte iniziale di Prima di andare via non avrebbe avuto. Capisce che deve far qualcosa, non sa cosa, ma deve farlo.
La molla del cambiamento parte da un cagnolino che Bruno raccoglie per strada e che diventa amico, collega, una nota di colore emozionale in una vita piuttosto piatta; una parte fondamentale all’interno della storia che segna la rinascita personale del personaggio. Scoprirà così i veri valori della vita e ciò su cui vale la pena puntare.
Valentina Dattilo