Primavera dei Teatri, il programma della quarta giornata
2 min di letturaNel cuore della XIX Primavera dei Teatri, il festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea diretto da Scena Verticale, si dedica ancora spazio alla formazione.
Per gli amanti della scrittura continua il lavoro nella redazione diretta da Teatro e Critica a cura di Simone Nebbia mentre i più piccoli si dedicano al teatro di figura con il mastro burattinaio Angelo Gallo di Teatro della Maruca.
Il consueto appuntamento serale con la scena parte alle 19.00, in Sala Consiliare, con il debutto della Piccola Compagnia Dammacco in La buona educazione, lo spettacolo diretto da Mariano Dammacco. Quali sono i valori, i contenuti e le idee che oggi vengono trasmesse da un essere umano all’altro? Sono alcune delle domande che la donna, interpretata dal premio Ubu Serena Balivo, si pone nel tentativo di edificare un giovane uomo. Il pubblico è accolto nel teatro della sua mente e si trova a condividere la strada percorsa nel tentativo di assolvere questo arduo compito.
Alle ore 20.30, invece, al Teatro Vittoria inaugura la sezione Europe Connection, il nuovo progetto di Primavera dei Teatri realizzato in collaborazione con Fabulamundi. Playwriting Europe, la Compagnia Brandi/Orrico con il debutto di 111 scritto da Tomasz Man.
La messa in scena è il primo risultato di un progetto che mette in relazione la nuova drammaturgia europea con la produzione artistica regionale. 111 è una tragedia sulla disumanizzazione e la violenza insite in una dimensione familiare in cui è decisiva, quanto inconsapevole, la mancanza di reale comunicazione. A farne le spese è soprattutto il Figlio, smarrito tra diversi possibili sviluppi come individuo e incapace di legarsi a qualsiasi essere umano.
Al Sybaris, alle 22.00, la compagnia Teatroincontro presenta in prima nazionale Benedetta, lo spettacolo diretto da Mimmo Sorrentino. Benedetta – portata in scena da Federica Ciminiello e Margherita Cau, due detenute per reati associativi prossime alla scarcerazione – ci svela la condizione femminile nei contesti di criminalità organizzata. La sua figura si sdoppia per non essere travolta dal reale, dall’incubo dei crimini sofferti e, citando Simon Weil, si aspetta che nonostante tutto le venga fatto del bene.