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Il procuratore Nicola Gratteri ospite su Rai 1: ‘ndrangheta, bunker e religione

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Il procuratore Nicola Gratteri ospite della trasmissione Uno Mattina

Il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri è intervenuto questa mattina nella nota trasmissione della rete ammiraglia.

Durante il programma Gratteri ha parlato dei bunker, rifugi preziosi dei latitanti di mafia, gli stessi che, al contrario di altre tipologie di criminali latitanti, hanno bisogno di stare sul territorio. Non possono infatti  allontanarsi per lunghi periodi, pena la perdita della leadership, del prestigio del controllo del territorio.

“Quindi – afferma Gratteri – è costretto anche a vivere per alcuni periodi nei bunker. Anzi, spesso le nuove case vengono costruite già prevedendo due-tre bunker, perché chi pensa di poter in futuro diventare un leader di ‘ndrangheta si costruisce la casa pensando che ci sarà un momento della sua vita in cui sarà latitante.

Oggi il capo mafia è diventato più credibile rispetto al politico perché lui sta sul territorio 365 giorni l’anno, il politico – continua il procuratore – spesso sta sul territorio solo alcuni mesi prima delle elezioni. Quindi l’interlocutore principale diventa il capo mafia. La ‘ndrangheta e le mafie in genere non sono una struttura statica, le mafie si muovono col mutare sociale, sono tra di noi, vivono tra di noi e hanno gli stessi usi e consumi nostri, non sono dei marziani”.

Gli ultimi decenni in effetti hanno visto un’accelerazione del mutamento, adesso è una mafia apparentemente meno violenta sul piano militare, uccide meno e con meno attentati, però avendo a disposizione “bilioni di euro e contestualmente essendoci stato negli ultimi anni un forte abbassamento della morale e dell’etica, oggi è molto più facile corrompere, è molto più facile compromettere soggetti che non sono strutturati, giovani che non sono stati educati alla morale o all’etica ma sono stati educati  all’avere e non all’essere. Oggi la cultura non è un valore ma è importante avere il Suv da 80 mila euro, le scarpe firmate e così via”.

Insomma il quadro non appare comunque dei migliori e in questa visione del mondo è molto più facile per chi, come la ‘ndrangheta, dispone di ingenti somme di denaro corrompere persone fragili e pubbliche amministrazioni permeabili.

Importante non tralasciare i legami della ‘ndrangheta con il territorio e la religione. Del resto risale giusto a un mese fa la notizia di cronaca balzata all’attenzione nazionale e che vedeva coinvolto Zungri, nel vibonese. Qui i carabinieri si sono trovati a intervenire per interrompere la processione della “Madonna della Neve” dopo che un presunto boss della ‘ndrangheta aveva preteso di essere incluso tra i portatori dell’effige.

Oggetto del servizio di Uno Mattina, invece, la festa della Madonna della montagna di Polsi e una dichiarazione di monsignor Francesco Oliva carica di fiducia e speranza nei confronti di un paese e di un intero popolo affinché le cose possano sempre cambiare e migliorare.

Del resto, come ha ricordato lo stesso Gratteri,  mons. Oliva è stato il primo ad aver rifiutato i soldi della ‘ndrangheta. D’altronde gli ‘ndranghetisti appaiono sempre molto generosi, cosa che in realtà è una esplicita forma di esternazione del potere: danno molti soldi perché farsi vedere vicino a un prete o un vescovo è ostentare la vicinanza con la chiesa.

“Il rapporto tra mafia e chiesa – dichiara – è cambiato già dall’ultima visita di papa Francesco nella Piana di Sibari, la cui venuta è stata preziosa: lì per la prima volta un Papa scomunica i mafiosi, gli ‘ndranghetisti, ed è un atto molto forte e coraggioso. Ma quel monito prima che alla ‘ndrangheta è stato dato ai vescovi e ai preti calabresi, poi ai cittadini.

Perché il messaggio che va dato – conclude il procuratore Gratteri – è che gli addetti ai lavori sono i primi a dover prendere posizioni coraggiose. Se non si ha il coraggio di andare in posti delicati e strategici, fondamentali per un mutamento sociale, non ci vai, non vai a occupare un posto di frontiera per fare, se tutto va bene, il don Abbondio”.

V.D.

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