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Punt e Mes- Mario Panarello alla mostra di Antonio Pujia Veneziano

4 min di lettura

Un punto di amaro  e mezzo di dolce, capovolgendo la formula: sintetico, essenziale, il manifesto è esemplare dello stile maturo del grande grafico torinese, orientato nella direzione della massima efficacia comunicativa.

Nel vasto spazio bianco del foglio, la sfera e la semisfera impongono con forza all’occhio dello spettatore, grazie al tono rosso acceso,  il colore del liquore, e al rilievo tridimensionale che assumono attraverso il gioco delle ombreggiature:
La nitidezza formale del manifesto risente delle contemporanee ricerche astratte di matrice concettuale.”

Un Punto di dolce quindi vermut corretto con mezza china, amara, sembra la formula dell’equilibrio nel gusto.

Un punto di storia e mezzo d’artista, al contrario, come Armando Testa. La storia è l’amaro.

Al castello ducale di Corigliano Calabro Mario Panarello presenta la mostra di Antonio Pujia Veneziano. Segni_Tempo_Spazio a cura dello storico dell’arte Alessandro Masi.

πάντα ῥεῖ  Tutto scorre.

Panta rei-  il tempo scorre e non passa mai. Essere e divenire nella concezione orientale ed occidentale. Il mutare esterno e l’immutabile interiore. I Punti, Le linee, I tracciati, i confini, del nostro passaggio che immobile sta. Un Punto e mezzo, a seconda, a volte più amaro, a volte più dolce.

Il viaggio verso Corigliano, luogo dove si terrà la mostra, è un lungo indagare sulle ragioni per cui il nostro sud sia fermo, non sappia usare i beni che ha, anzi li sciupi e li danneggi. Mario, storico dell’arte, ci sta raccontando come alcuni beni vengano falsificati e manomessi nelle chiese  da sacrestani, ed io ricordo il bidello della mia scuola intento in un restauro non autorizzato. Danneggiare sembra  sia molto più facile che conservare, rispettare. Il viaggio procede con l’immagine del dipinto di una madonna, che, decapitata dalla sua testa originaria, verrà trovata dallo storico con la testa di un altro dipinto, in un collage che genera  disarticolazione di elementi spazi temporali. Una distonia che impedisce il movimento. Fermo quindi il sud, come il dipinto alla Frankestein, incubi e mostri in sovrapposizione. Anche quando giungono a pioggia i contributi europei, oppure da Roma, peggio sarà, perché tale ricchezza verrà impiegata per spartire e comprare favori rovinando ulteriormente, in restauri alla qualunquemente quel che vivacchia di un passato.

Il viaggio si interroga sul compito dell’artista e siamo ora nel Castello di Corigliano, dove al primo piano  si tiene la mostra e la presidentessa della Dante Alighieri  ci informa che il Salone degli Specchi  è stato scelto come simbolo calabro all’Expo.

Nel mondo, dunque. Da tanta periferia.

Appunti presi mentre  Mario Panarello  racconta i quadri di Antonio,  esposti in quattro sale del castello: Il segno- La materia- La forma- I concetti.

Seguendo un percorso a ritroso l’artista con un gesto raggiunge equilibrio nella realizzazione delle opere, un gesto meditato, con  coerenza.

Il valore del segno è nel gesto che traccia su carta  su tela con pennelli e pastelli la forza che sta nel significato.

Nel valore semantico dei segni l’arte si condensa nello spazio della rappresentazione. Se valgono le cose, i punti, le linee, i colori, se valgono sono. Da sala in sala, nella seconda sala il doppio, l’ambivalenza, il cerchio, il segno perfetto.

Nella terza sala la natura, la forma circolare della terra, la terracotta, piccoli rami, luce lunare, aria e acqua. Aria dipinta.

Nella quarta sala la luce sublimata. Oro e bianco stemperato, tutto l’oro dell’estasi con tutto il biancore della luce ottenuto piegando e ripiegando la  tela in una pittura scultura. Attraverso le pieghe quasi del Bernini nella Transverberazione di santa Teresa d’Avila.

Dall’estasi al benessere, Antonio Pujia, nel prendere la parola, con molta semplicità, ci informa che lui dipinge per star bene, per dar forma cioè ad un benessere fatto di tanti riferimenti in un dialogo continuo con tanti, prima e dopo, con poesia e filosofia.

Henry Michaux sulla via dei segni, il libro scelto da Saverio Tavano per dialogare con le tele e le carte di Antonio Pujia Veneziano, risponde a quel punto e mezzo di Armando Testa, al gesto e al colore per dire no, all’avventura del voler dire sì,  a sbuffi e spruzzi che son punti fermi nell’immaginario dell’umanità.

Nel punto amaro di  storia di sconfitte, di denominazioni, il gusto dolce dell’artista che prova a far bello un suo mondo interiore.
Nel punt e mes di interiore ed esteriore, di segni e cancellazioni, l’equilibrio mutevole dell’avventura artistica.
E mentre il Castello di Terranova teatro del settecento si sgretola, sgretolando ogni esteriorità, nel ritornare alla finestra della storia, fermi nel tempo, segni nello spazio gli artisti tracciano perché se noi  siamo vivi un motivo è

ANTONIO PUJIA VENEZIANO
“SEGNI_TEMPO_SPAZIO”
a cura di Alessandro Masi

CASTELLO DUCALE DI CORIGLIANO CALABRO
Dal 23 Maggio al 26 Giugno 2015
Inaugurazione 23 Maggio 2015 Ore 18.00

Sabato 23 Maggio 2015 alle ore 18:00 sarà inaugurata, presso il Castello Ducale di Corigliano Calabro, la mostra personale dell’artista Antonio PUJIA VENEZIANO dal titolo “SEGNI_TEMPO_SPAZIO”, curata dallo storico dell’arte Alessandro Masi.

L’evento, promosso dalla Società Dante Alighieri – Comitato di Cosenza in collaborazione con le Associazioni Culturali EuropArte ed Aleph Arte, e organizzato dall’Associazione White Castle, vanta anche i prestigiosi patrocini culturali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Turismo – Polo Museale Regionale della Calabria e del Comune di Corigliano Calabro.”

Ippolita Luzzopunt-e-mes_big

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