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Qualche nome proverbiale: dalla Bella di Nicastro fino a Sambiase

2 min di lettura

Negli Stati Uniti John Doe viene spesso utilizzato come nome fittizio come, del resto, Mario Rossi in Italia, John Smith e Joe Bloggs nel Regno Unito, Juan Pérez in Messico, Kovács János in Ungheria o Jan Kowalski in Polonia

A monte e a valle ci stanno pure i nostri classici Tizio, Caio e Sempronio, cui si affiancano altri tre che usano soltanto alcuni addetti ai lavori: Mevio, Filano e Calpurnio.

Anche a Lamezia Terme non siamo da meno, assolutamente!

In alcune circostanze, come deduco da fonti orali ruotanti attorno al quartiere Bella e dintorni, ci sono termini onomastici d’inventiva o d’invettiva (non lo sapremmo mai, probabilmente!): «chin’è lla p…..a? ‘a Sciscia» («donna di facili costumi» in un bip da galantuomo, espresso tra puntini di sospensione) oppure «chin’ è llu mbriacuni? Peppariallu»; in altre, invece, è possibile risalire all’anagrafe del personaggio.

Eccone subito un caso, seguitemi un pochetto!

Per significare che uno non intende mettere gli altri a parte d’un suo bene, se non dopo che egli stesso ne abbia goduto intensamente, la lingua ufficiale suole avvalersi del modo di dire «prima caritas (flesso al caso nominativale) e, poi, caritatis (declinato al genitivo)». Un popolano di Sambiase, tale Giovanni Costa, che non sapeva certo di latinorum, ma ch’era, senz’altro, dotato d’uno spirito arguto, espresse lo stesso concetto, mediante i due noti endecasillabi assonanti, divenuti ormai proverbiali «prima mi sìarvu, iu, Ggiuànn’ ‘i Costa e, ppùa, ndì ‘mbìtu amìci, si ndi resta!» («Prima, mi servo io, Giovanni Costa e, poi, inviterò gli amici, se ne resta!»). Chissà se i miei facelettori ne aggiungeranno altri a questa schiera: l’attesa fa fremere già da ora…

Ringraziando Lucia Maria Mercuri, cui sono legato da affetto e stima…

Prof. Francesco Polopoli

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