Quante lavate di faccia! Usi, costumi ed un po’ di storia
2 min di letturaChi mostra bon ton solo apparentemente, mentendo, in un “atteggiamento di facciata”, che è politicamente corretto, ma privo di sentimenti autentici
Il festival dell’ipocrisia non riguarda i rapporti di parentela o quelli di vicinato.
Per quanto facciano simpatia alcune espressioni proverbiali (come il pugliese «canàte, fàccia lavàte. Sròche e nnòre, spina cammaràte», cioè «cognata, faccia lavata. Suocera e nuora, spine velenose»), l’assunto vale per tutte le relazioni.
Antropologicamente ha anche radici antiche, senza necessariamente trovarle nel ceppo adamico, come si può inferire da questo reperto figurativo (Istanbul).
La frase palindroma scritta sull’entrata della chiesa di Santa Sofia (Νίψον ανομήματα μή μόναν όψιν: “lava i (miei) peccati, non soltanto la faccia”) è un invito a non salvaguardare solo le apparenze. O si corre il rischio di essere sepolcri imbiancati, aggiungo io!
Oggi questo testo dovremmo rileggerlo alla luce di tutti quei convenevoli e contatti mediatici virali (WhatsApp in tutto ciò fa da corona) che si prestano a cerimoniale di stucchevoli ed epidermiche cortesie. L’autentico, quello più profondo, dov’è!?
Prof. Francesco Polopoli