#letturedestate Un quartiere di lusso e tre cadaveri in piscina in “Le vedove del giovedì” di Claudia Piñeiro
3 min di letturaLa vita tranquilla di un quartiere di lusso alla periferia di Buenos Aires viene sconvolta da una tragedia: tre cadaveri vengono ritrovati sul fondo di una piscina.
È giovedì, siamo nel quartiere residenziale di lusso Altos de la Cascada, alla periferia di Buenos Aires. Il giovedì è il giorno in cui un gruppo di amici si riunisce per una “serata tra uomini”. Le loro mogli una volta a settimana sono le cosiddette “vedove del giovedì”, escluse da queste serate di gioco e di bevute. Ma questa volta qualcosa non quadra, Ronie dovrebbe essere con i suoi amici Gustavo e Martín nella bella villa di Tano, ma è già a casa.
Quel 27 settembre 2001 è tutto diverso dal solito.
“No non ho litigato con nessuno”. “E perché sei tornato così presto? Il giovedì non torni mai prima delle tre di notte”. “Oggi sì” disse. E non aggiunse altro né mi diede la possibilità di parlare. Si alzò e sistemò la sdraio più vicino alla ringhiera, quasi voltandomi le spalle. […] La nostra palazzina è di fronte a quella degli Scaglia. Ronie guardava verso la piscina. […] Ogni tanto si agitava sulla sdraio come se non trovasse la posizione giusta, era nervoso. Più tardi avrei scoperto che non erano i nervi ma la paura, allora però non lo sapevo.
Poco dopo qualcuno fa la terribile scoperta: tre uomini, ormai cadaveri, giacciono sul fondo della piscina di Tano Scaglia. Quasi uno scherzo del destino per le vedove del giovedì – Virginia, Teresa, Carla, Lala –, ora per tre di loro quel simpatico nomignolo è diventato cruda e insopportabile realtà.
Da qui tutto si ferma. Il nastro si riavvolge e la storia torna indietro.
Per la nostra Claudia Piñeiro, penna vincitrice del Premio Sor Juana Inés de la Cruz 2010, e il suo “Le vedove del giovedì” (Feltrinelli) il ritrovamento dei corpi diviene la scusa perfetta per una disamina – in flashback – priva di orpelli, schietta e spietata della ricca società della Buenos Aires a cavallo tra gli anni novanta e i primi duemila. La stessa che verrà investita in pieno dalla crisi economica che colpì il paese latinoamericano e che metterà a dura prova la fragile e superficiale vita dei nostri protagonisti.
Il quartiere residenziale di Altos de la Cascada è popolato da famiglie facoltose e capaci di tutto pur di difendere quello stile di vita. Tanto che il complesso è difeso da muri perimetrali e da cancelli rinforzati affiancati dalla vigilanza. Un mondo fisicamente isolato da tutto il resto, compresa la povertà della strada e delle baraccopoli di Santa María de los Tigrecitos.
Ma si sa, non è tutto oro quel che luccica. Vite apparentemente perfette nascondono i più torbidi e indicibili segreti e, quando la routine si spezza, quel mondo fatto di partite a golf, ricevimenti di lusso, odore di gelsomino rischia di implodere. Tre cadaveri, un libretto rosso e nodi al pettine che premono per essere sciolti. Vite esemplari che si sgretolano come un castello di sabbia.
La Piñeiro con il suo stile ferocemente sarcastico, fluido, senza sconti e accattivante, ci accompagna fino alla fine del libro, ci fa agognare. Le piace andare avanti e indietro nel testo, ci fa girare come se fossimo su una macchina in corsa e da lì scorgessimo le dinamiche relazionali dei nostri personaggi, fino al tragico epilogo.
Ma noi lettori abbiamo ancora un conto in sospeso con la verità, un pensiero fisso che permane nella nostra testa sin dalle prime pagine: ad Altos de la Cascada nulla è come appare, quindi cosa è successo davvero quella sera di settembre?
Valentina Dattilo