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Raffaele Mazza riceve il premio internazionale Giulio Cesare

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Raffaele Mazza riceve il premio internazionale Giulio Cesare

Si è tenuta nella città Eterna la seconda edizione di Caput Mundi Arte – Roma 2019

L’evento con Tema “Eternity” è stato inaugurato il 15 Giugno 2019.

Raffaele Mazza unitamente ad altri valenti artisti di fama internazionale, hanno esposto i loro capolavori nella magnifica e prestigiosa location del Palazzo Ferrajoli rendendo omaggio all’immortalità della bellezza, all’eternità delle emozioni, alla gloria di una città che merita l’appellativo di Caput Mundi Arte, la capitale mondiale dell’arte.

Mazza è stato valutato da un comitato di esperti e operatori del settore tra cui lo Staff di ArtetrA, del presidente Veronica Nicoli, curatrice di eventi Internazionali di Arte Contemporanea e fondatrice del primo Social E-commerce di Arte Contemporanea Opera74.com; lo Staff di Prince Group il cui il presidente è Armando Principe, Gallerista, Mecenate e Mercante d’Arte.

Le opere scelte per il “Premio Internazionale Giulio Cesare” sono state tre: “Universo”, “Adema”, “Santissimo Costato”.

“Adema”, un’opera molto “particolare”, che già in precedenti eventi internazionali ha colpito l’interesse del pubblico e dei Critici presenti, racconta la creazione di Eva operata da Dio nell’Eden. L’opera è racchiusa in uno sfondo in raso azzurro che rappresenta la volta celeste, caratterizzata da due “elementi”: l’Occhio di Dio e la creazione di Eva. L’occhio Divino, racchiuso in un triangolo, esprime la perfezione e il Mistero della Trinità, arricchito con “sopracciglia realistiche” e con uno Zircone da 5 mm installato nella pupilla, simboleggia la “Luce” di Dio che tutto vede, l’onnipotenza e l’onniscienza, il tutto contornato con raggi d’orati e brillantanti a forma elicoidale, richiamano alla struttura del DNA umano e quindi alla sua creazione. La scelta dell’argilla per la realizzazione di Adamo ed Eva, rievoca i passi della Genesi, in particolare nel brano 2,7-22, dove viene narrato come Dio creò l’uomo, ossia con polvere del suolo e soffiando nelle sue narici donò, un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente. La creazione di Eva fa riferimento al racconto biblico ma con una chiave di lettura nuova. Adamo, si trova in una posizione d’invocazione, in una fase mistica nel dialogo con l’Onnipotente, nell’istante stesso in cui Dio Ordina alla materia, data dalla costola di Adamo, di “rinnovarsi” in una nuova vita e sviluppando una “metamorfosi”, forgia un nuovo corpo, “uguale ma diverso”, la costola inizia ad avvolgere Eva, man mano che si plasma, riconvocando con la sua conformazione il serpente e quindi il peccato, insidioso e occulto tipico del suo “essere” che nasce da Adamo e termina il suo percorso, nella creazione del cranio e del cervello di Eva, quindi nel Mistero del disegno Divino, che si sta per compiere, si evidenzia oltre alla “Grazia” anche il “peccato”. La Grazia è data dal dono della vita che colma la solitudine di Adamo nell’Eden; mentre il peccato è ritratto da due “prospettive” diverse, ossia: nasce in Eva sin dalla sua nascita ma deriva dalla materia stessa di cui è formato, ossia dalla costola di Adamo, a esprimere quindi la fragilità della carne e la debolezza del genere umano sin dalle sue origini. “Universo” è un “astratto” che ci riporta con i suoi colori, lo scintillio dei glitter e i “vortici” al complesso universo con le sue infinite galassie.

“Santissimo Costato” per la prima volta presentata al Museo Diocesano di Lamezia Terme lo scorso 28 maggio, attinge il suo significato da simboli numerici ed evangelici, che ci riportano al Sacrificio della “Passione di Gesù”, come prova del suo grande amore, da questi elementi si “forgia” il titolo dell’opera: “Santissimo Costato”. Sulla croce sono applicate “33” targhette in rame con inciso il Padre Nostro, trentatré come gli anni di Gesù, suddivise in gruppi di 5,12,7,9. “Cinque” come i lati del tabernacolo; “Dodici” come i Discepoli e le tribù di Israele; “Sette” come i sacramenti e infine il numero “Nove” che nel vangelo, indica l’ora della morte di Gesù secondo le regole romane di quel tempo che numeravano le ore del giorno dalle sei del mattino con “hora prima”. Le suddette targhette, applicate ai due profili centrali della croce “protesi” verso l’alto, evidenziano “l’origine”, quando per la prima volta dal “basso” dell’orto del Getsemani, Gesù si rivolse al Padre, “innalzando” la sua preghiera nell’alto dei cieli, donando all’umanità il privilegio di rivolgersi a Dio come un “Padre”. La scelta pertanto di richiamare e incidere la pronuncia in Aramaico Antico del “Padre Nostro”, con l’auspicio nell’atto della declamazione di sentirci più “vicini” a Dio Padre cosi come fece Gesù. La croce è realizzata con “quattro” profili di legno installati in maniera “sfalsata” ad evidenziare il significato del numero “4”, che ci riporta al venerabile Beda (Santo e dottore della chiesa VII secolo), il quale sosteneva che la croce di Gesù fosse stata realizzata con quattro diversi tipi di legno. Il numero quattro inoltre indica l’universo, il mondo, poiché quattro sono gli angoli della terra, quattro i venti principali, quattro i punti cardinali. Il quattro lo ritroviamo infine nel quarto evangelista, Giovanni 19, 28 che recita: “dopo che Gesù è messo in croce, i soldati si dividono le vesti in quattro parti”. La raffigurazione del busto martoriato, sottolinea la “dura sofferenza” sofferta da Gesù, nell’atto della flagellazione, quando legato alla colonna di marmo patì l’accanimento dei sei flagellatori che in maniera atroce e disumana lo fustigarono senza nessuna pietà  provocandogli gravissime ferite, in particolare quelle riportate con il “flagrum” romano un arnese munito di palline di metallo o frammenti d’osso e poi con cinghie munite di uncini di ferro, che laceravano la pelle e strappavano in brandelli la carne, ancor più quelle patite sulla croce. Il tutto sembra mitizzato, inverosimilmente statico, evidenziato dalle gocce di Sangue e Acqua che fuoriescono dalla ferita al costato, provocata dalla lancia di Longino. L’esegesi di quest’opera è contraddistinta da “Tratti” realistici, che rievocano l’affermazione di Giovanni (1,14) ossia “il Verbo si fece Carne e venne ad abitare in mezzo a noi” e quindi un Dio fatto uomo in tutto e per tutto. Il Santissimo Costato infine è inglobato in uno sfondo a quattro tonalità di colore “Oro” e glitter dorati, in relazione alla Maestà di Dio.

Una Mostra dunque di altissimo rilievo, organizzata da Artetra, che ha goduto della presenza del direttore di Rai2 Carlo Freccero, che ancor più ha vantato durante la manifestazione la presenza di 20 illustri e facoltosi uomini d’affari americani che si sono riuniti a cena nella sala rossa del Palazzo Ferrajoli per un Business Gala Dinner che ha avuto come testimoni proprio quelle opere d’arte che tra l’ammirazione e lo stupore degli ospiti sono divenute le protagoniste indiscusse della serata.

Un evento che ha valorizzato il patrimonio artistico contemporaneo attraverso un dialogo costante tra storia e attualità e che elegge quale simbolo indiscusso di eternità, forza e grandezza, uno dei personaggi più importanti della storia: Gaio Giulio Cesare, militare, console, pontefice massimo, oratore e scrittore, artefice dell’Impero Romano e della sua grandezza.

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