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Rassegna Inchiostri d’autore: presentati tre volumi di Filippo D’Andrea

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LAMEZIA. Nei locali della “tipografia Grafichèditore” sono stati presentati gli ultimi tre volumi di Filippo D’Andrea:  “D’a cista d’u ciucciu. Semi di memoria di una famiglia del Sud delle terre e dell’emigrazione”, “Franco Costabile-I tumulti interiori di un poeta del Sud” e “Tutto torna. Poesie contemplative, aneddoti di senso, pensieri sapenziali per pratiche filosofiche”.  Relatori Luciana Parlati, professoressa del liceo scientifico “Galileo Galilei” e poetessa dialettale; Giovanni Martello, dirigente scolastico del liceo “Tommaso Campanella” e Domenico Caparello, studente universitario. Ospite artistica  Chiara D’Andrea, docente e cantautrice. Ha moderato l’incontro Nella Fragale Perri.

 

Gli interventi dei relatori sono stati intervallati dalla ammaliante e suggestiva voce di Chiara D’Andrea sulle note della chitarra di Filippo D’Andrea. Luciana Parlati ha confessato che ha spinto l’autore a raccogliere i vari aneddoti sulla sua vita in un libro, che si è rivelato di una forte emotività capace di suscitare, definendone con una sola parola il contenuto: “nostos”. Questa antica parola, vuole dire “ritorno” o anche “viaggio”, in un passato che però si accosta alla perfezione con il presente, anche per via della tematica principale, l’emigrazione, che per l’appunto tutti noi coinvolge e tocca seppur in maniera indiretta.

All’interno del libro, continua la relatrice, vi è una rivisitazione del fenomeno dell’emigrazione di massa verso l’America dei canguri, che molte famiglie subirono durante il secolo scorso, secondo gli occhi di un bambino, l’autore per l’appunto, che visse l’esperienza in prima persona durante la tenera età.

La professoressa Parlati, così come nella premessa al volume dalla stessa scritta, ha definito l’autore “aedo” (cantore) della quotidianità della spesso dura esistenza, sottolineando la forte relazione affettiva fra il prof. D’Andrea e suo nonno Gaspare, rilevando le difficoltà cui gli emigranti andavano incontro all’arrivo nella “nuova terra”, ma anche quelli che avrebbero incrociato al loro ritorno nel proprio paese natio.

Ecco poi spiegato dalla Parlati il perché del titolo del volume: “D’a cista d’u ciucciu”. Difatti il nonno era solito portare con se il nipote in campagna e usava mettere il piccolo Filippo in una delle due ceste che si ponevano sul dorso dell’asinello.

La parola è quindi stata affidata a Filippo D’Andrea, che ha sin da subito evidenziato la fedeltà ermeneutica dell’esperienza vissuta.

Il preside Giovanni Martello, ha subito aggiunto suoi ricordi relativamente all’esperienza multiculturale in gioventù vissuta assieme al professore D’Andrea al ritorno di quest’ultimo dall’Australia alla sua Sambiase.

L’intervento successivo è stato di un ex alunno del professore Filippo D’Andrea, Domenico Caparello, quest’ultimo ha evidenziato innanzitutto la pluralità di tematiche offerte dall’autore nel volume “Franco Costabile-I tumulti interiori di un poeta del Sud”, riguardo la briografia e la poetica del poeta sambiasino. È stata introdotta dal relatore la biografia di Franco Costabile, sottolineando le sofferenze che patì durante la sua esistenza: la lontananza della figura paterna, “l’abbandono” della moglie con le figlie, la morte della madre. A questa “solitudine” si aggiunse la consapevolezza cui molti intellettuali, soprattutto poeti, del tempo andarono incontro: l’allontanamento della società dalla poesia, a seguito della “massificazione”, della “omologazione”, cui la gente stava andando incontro, anche a seguito della modernizzazione, a cavallo degli anni ‘50/’60; fenomeno che ebbe poi l’apice durante il periodo del boom-economico. Tutti questi fattori portarono poi Francesco Antonio Costabile all’insano gesto: egli si suicidò il 14 aprile 1965.

È stata successivamente messa in evidenza la poetica di Costabile, volta a narrare le bellezza della sua lontana Sambiase, ma al contempo anche le contradizioni ed il bigottismo nella società locale del tempo. Caparello dopo aver sottolineato l’importanza della figura paterna all’interno della società patriarcale del tempo, ha sottolineato la pluralità di lettori cui il volume si rivolge, anche grazie alla presenza di contenuti inediti che hanno permesso al libro di ottenere già tanti apprezzamenti.

E’ seguita la parole del professore D’Andrea che ha evidenziato la presenza di tutte le poesie conosciute del Costabile, all’interno del volume, a partire dalla primissima ed inedita poesia “A Vittorina”. È stata quindi sottolineata la ricerca condotta dall’autore stesso nel cercare di identificare alcune delle possibili cause del suicidio del poeta sambiasino, analizzando perciò le amicizie del Costabile e le debolezze relazionali, che ebbero sicuramente il loro ruolo fondamentale nel gesto conclusivo dell’intellettuale sambiasino. Sono state illustrate anche alcune delle testimonianze inserite dall’autore all’interno del volume.

Sono seguiti due interventi musicali da parte di Chiara D’Andrea, accompagnato alla chitarra acustica dal padre Filippo: il brano “Calabria” da lei composto, e la declamazione musicale di Filippo D’Andrea di “Via degli ulivi”.

 

 

In seguito il preside Giovanni Martello, ha trattato il terzo volume “Tutto torna. Poesie contemplative, aneddoti di senso, pensieri sapienziali per pratiche filosofiche”.

Il dirigente scolastico ha evidenziato la corposità dei contenuti, all’interno dei quali si rileva la “foga” della scrittura del prof. D’Andrea nell’esprimere tutto ciò che ha da illustrare e trasmettere. Il titolo “Tutto torna” simboleggia un “ritorno lineare” di concezione cristiana, non ciclico. Il pensiero dell’autore unisce razionalità e contemplazione, l’essere totale e il singolo, l’ente e l’essere, giungendo così poi all’autotrascendimento ed ascesi perenne. Un’ascesi che non indica sempre e solo la “salita”, ma anche “discesa” come analisi introspettiva per giungere alla propria interiorità. Ed ecco la poesia che diviene un modo per ripercorrere il dolore, l’esistenza, per giungere alla verità e, accostandosi alla filosofia, diventa una forma di “cura” per l’uomo.  Parlando così di un singolo che non è mai isolato, ma che fa parte della collettività con la quale deve interagire. Giovanni Martello accosta la filosofia del prof. D’Andrea, al “secondo ” Heidegger , il quale affidò alla poesia il disvelamento dell’essere, questo poiché inizialmente il filosofo tedesco sperimentò la filosofia come dimensione “incompiuta”, poiché mancante della “parola”, ovvero del mezzo per l’espressione della filosofia stessa. Una filosofia che dunque non è più solo “sophìa” (“sapienza”), ma che diviene anche “phronesis” (“saggezza”) nella quotidianità, nella “praticità” dell’esistenza; e che lasciando le vecchie certezze, ormai trova “difficile” poter definire l’età contemporanea. Infatti, Baumann, illustra il periodo attuale un’era di “complessità”, irriducibile ai minimi termini, caratterizzata da una “modernità liquida, sfuggente, relativa”.

Il libro del professore D’Andrea, asserisce il relatore, regala nuovi occhi ai lettori per guardare il mondo sotto nuovi punti di vista tramite delle “belle illuminazioni”, ed accosta il volume al noto leopardiano “Zibaldone”, definendolo una raccolta di pensieri e spunti, derivanti da riflessioni delle azioni anche più quotidiane dello scrittore, che divengono come delle “briciole filosofiche” capaci  di aiutare a curare l’anima.

Ha concluso la cantautrice Chiara D’Andrea con altre due canzoni: “Dove matura il grano” col testo poetico di Costabile, e “Un saccio”, in vernacolo e composta da Filippo D’Andrea.

La serata si è conclusa con un rinfresco offerto ai presenti da “Grafichèditore”, nata nella storica tipografia diretta con generosità e vitalità dalla famiglia Perri.

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