Reddito di cittadinanza, centrodestra punta a intervento in manovra
2 min di letturaNon viene toccata la platea dei beneficiari ma il numero delle offerte di lavoro che è possibile rifiutare pena la decadenza del sussidio
Il reddito di cittadinanza potrebbe essere ritoccato già nella prima manovra del nuovo governo.
Tra Palazzo Chigi e ministero dell’Economia si lavora alla Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza attesa in Consiglio dei ministri giovedì. Conterrà solo il quadro tendenziale, la programmazione verrà lasciata al governo che arriverà, capitanato da Giorgia Meloni.
Ma nella Nadef, dove sono contenute le previsioni, la crescita – spiegano fonti del Mef – sarà inchiodata sotto la soglia psicologica dell’1%, il che vuol dire oltre 20 miliardi di spesa in meno, una grana non da poco per l’esecutivo che vedrà la luce nelle prossime settimane.
E che, su questo Giorgia Meloni è stata chiara, non intende produrre più debito, ma tenere salda la linea Draghi sul no allo scostamento di bilancio. E questo nonostante vadano prorogate le misure di sostegno varate finora per fronteggiare la crisi energetica, dal taglio del cuneo agli interventi per alleggerire le bollette, tutte misure in scadenza a fine anno.
A farne le spese, rivelano fonti beninformate dal Mef, potrebbe essere sin da subito il reddito di cittadinanza, che potrebbe essere ritoccato già nella prima manovra varata dal governo a guida Fdi.
Non toccando la platea dei beneficiari, ma intervenendo sul numero delle offerte di lavoro che è possibile rifiutare pena la decadenza del sussidio.
Inizialmente, quando il rdc venne varato dal primo governo Conte, la legge prevedeva che il reddito di cittadinanza decadesse al rifiuto di ben tre proposte di lavoro.
Draghi ha portato a due le proposte rifiutabili, dopo un duro braccio di ferro sul ‘decalage’ (la decurtazione del sussidio, ndr), con tanto di telefonata chiarificatrice tra il premier e Giuseppe Conte.
L’idea che si fa spazio nel centrodestra, per recuperare risorse, è quella di portare ancor più giù l’asticella, togliendo il reddito di cittadinanza già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro.