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REGIA VIVA, NON SCRITTA – Sebastiano Lo Monaco e il suo “berretto a sonagli”

4 min di lettura

Ha detto Lo Monaco: “Una commedia nata e non scritta, così Pirandello ha definito il suo Berretto A Sonagli. Su questo pensiero ho costruito la mia regia: viva e non scritta”. La stagione teatrale di AMA Calabria 2017-2018 apre proprio con lui, il mattatore Sebastiano Lo Monaco, che per la seconda volta nel giro di pochi mesi porta a Lamezia una delle opere di Pirandello più note.

LO SPETTACOLO

Ed è proprio Lo Monaco, così come spiegato in apertura con le sue stesse parole, a firmarne la regia: ma proprio nella sua incarnazione, che come dice lo stesso direttore di scena è “viva, e non scritta”, merita un pensiero non tanto dal punto di vista letterario, ma da quello psicologico e sociale. Il Berretto fu composta appositamente per un attore siciliano, quindi scritta nella sua lingua, e ironizza sulla realtà di un mondo che, allora come oggi, sembra vivere di regole tutte sue, avulse dal regolare svolgimento morale ed etico di un’esistenza per così dire normale.

Ma la Sicilia appartiene all’Italia forse solo geograficamente, perché per cultura e tradizioni se ne distacca profondamente, mantenendo anche a livello politico uno statuto a sé. Pirandello non per niente era attento osservatore di comportamenti e sentimenti umani, e non scrisse quindi “solo” una commedia: perché il ‘900, secolo dai volti infiniti e dai profondi cambiamenti, vide un vivace fiorire di arti diverse e innovative, nelle quali si intravedeva un -suo- futuro che è il -nostro- presente. Le commedie sono in fondo dei grandi drammi: perché con una risata si può soffocare una sofferenza interiore, lasciando all’interno un’amarezza isterica che non guarirà se non con una seria analisi psicoanalitica. I personaggi di Pirandello sono allora spesso caratterizzati da un’inettitudine che li immobilizza, genera in loro il desiderio di essere qualcun altro, di travestire la propria esistenza di una realtà differente, di nascondere i fatti perché la gente non deve sapere, non deve avere occasione di metterli in ridicolo. Il berretto a sonagli è quello indossato dal buffone, simbolo di ridicolezza, derisione, vergogna; nessuno si assume la responsabilità di indossarlo, nessuno opta per il riscatto, scegliendo anzi di dondolare eternamente come un funambolo, piuttosto che cadere ed alzarsi più forte. Eppure Ciampa non è un buffone, è un uomo che vive nell’incubo della possibilità del fallimento; vuole essere una persona rispettabile e non realizza che proprio questo suo atteggiamento lo metterà in ridicolo; vuole nascondere ciò che tutti conoscono, accetta il tradimento della propria moglie, sopporta in silenzio pur di non sbandierare in piazza una verità che porterebbe i bambini del paese ad urlargli dietro «beeee!».

Dal punto di vista prettamente tecnico, inappuntabile la messa in scena: grandiosa nei particolari come accurata nelle sottigliezze, mentre ruota ovviamente intorno al perno emotivo di tutto, ovvero Ciampa. Che per onestà intellettuale va detto come sia “indossato” da un Lo Monaco particolarmente istrionico e sopra le righe, a volte forse fin troppo, non tanto però da far dimenticare il sottile confine fra dovere di rappresentazione e (ri)scrittura registica.

LA STAGIONE TEATRALE AMA CALABRIA

Parte quindi la stagione AMA, con i convenzionali ma obbligat(or)i saluti del sindaco Paolo Mascaro che sottolinea giustamente come l’offerta del palcoscenico di Lamezia Terme (con ben due stagioni, questa dei Pollice e l’altra de I Vacantusi) sia assolutamente fra le più pregiate della regione, se non la più ricca in assoluto. Novità dell’anno: uno dei palchetti solitamente destinati alla stampa è stato e sarà riempito da tre -bravi- musicisti che nell’attesa che si alzi il sipario intrattengono il pubblico con una jam session, spostando de factu la stampa tradizionalmente lì posizionata in altre e meno confortevoli (quando non assurde) posizioni. Bella ma sinceramente sprecata e fuori luogo.

L’INTERVISTA

Ai nostri microfoni, durante il trucco, è lo stesso Lo Monaco a raccontare comunque che la sua carriera d’attore, nel 1992, inizia proprio con Pirandello e proprio con Il Berretto: “iniziai con molta incoscienza: avevo solo 34 anni, e questo (Ciampa, nda) è un ruolo da sempre rivestito da attori più in là con l’età, come summa della carriera”.

Ma con la sua regia, con questo “nuovo” Berretto A Sonagli, ha cercato di portare qualcosa di più moderno? “Si, specialmente nel secondo atto: vedrà anche lei il personaggio che penso risulti molto moderno, molto asciutto, per niente comico -è stato scritto per un comico, il testo- mentre io dovrei essere comico dal’inizio alla fine. Ho voluto leggere quasi un’anticipazione di una seduta psicoanalitica di Freud, con lui nei confronti della signora, quando ne vuole tirare fuori, attraverso un percorso quasi maieutico, le verità nascoste anche a sé stessa”.

GianLorenzo Franzì

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