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Resurrezione, un augurio di rinascita con Specchio di Quasimodo

3 min di lettura

Specchio di Quasimodo, il miracolo della resurrezione della natura

Abituati come siamo a inseguire sogni e chimere, spesso la concretezza della natura che si para innanzi ai nostri occhi sembra sfuggirci. Ed è proprio nel momento in cui perdiamo la capacità di meravigliarci che la natura stessa ci scuote mostrandoci il suo risveglio, il suo battito d’ali verso il cielo.

Non a caso la Pasqua, che è resurrezione quindi tensione alla vita, è una festa di primavera e, anche questa volta non per mera casualità, l’augurio pasquale di gioia e rinascita al nuovo ve lo porgiamo con gli illuminati versi di uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, Salvatore Quasimodo.

La poesia, che esprime appunto quell’immagine di rinnovamento dei sensi che accostiamo al trionfo della resurrezione dai morti, è Specchio. Una manciata di versi semplici, stringati, eppure ricchi di colore e di freschezza che trasudano dei profumi della primavera, così legati alla terra eppure costantemente tendenti all’alto, al vento, al sole, alle nuvole.

Alla libertà.

Nella Pasqua che è festa di vita, di ritorno alla gloria, anche la natura riprende a splendere con forza e vigore e con essa i nostri animi riconquistano (o anelano a riconquistare) la via della serenità.

Pace, dunque, e rinascita, unisono inno alla vita. E, accanto al risveglio, un augurio affinché con la Resurrezione e con il leggero incedere della primavera anche il nostro quotidiano possa trovare la serenità.

Specchio

Ed ecco sul tronco

si rompono gemme:

un verde più nuovo dell’erba

che il cuore riposa:

il tronco pareva già morto,

piegato sul botro.

E tutto mi sa di miracolo;

e sono quell’acqua di nube

che oggi rispecchia nei fossi

più azzurro il suo pezzo di cielo,

quel verde che spacca la scorza

che pure stanotte non c’era.

Un tronco, apparentemente inanimato, esplode di vita. D’un tratto, senza preavviso, senza aver dato cenno alcuno della sua effettiva esistenza. Il suo manto, fino ad allora privo di tonalità, si manifesta di “un verde più nuovo dell’erba”. Il “nuovo”, il “verde”, la freschezza di un incedere timido verso la luce.

E infine il miracolo. Dal buio un raggio che squarcia le nubi, l’acqua che scendeva a fiotti dal cielo ora rispecchia quelle nuvole serene, le accoglie come fossero amiche lontane. La speranza che la notte aveva celato, col giorno, con la primavera, con la resurrezione della natura, ora è tornata.

Daniela Lucia

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