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Riapertura Abbazia benedettina. Bene, ma non benissimo

3 min di lettura

In occasione delle passate Giornate FAI torna a far parlare l’ormai noto sito archeologico dell’Abbazia di Sant’Eufemia Vetere, ma non è tutto oro quello che luccica

Si è trattata di una riapertura, quella dell’Abbazia, che ha lasciato tutti molto sorpresi certamente positivamente, ma, come in ogni occasione che coinvolge i beni culturali lametini, che ha dato modo di fare ugualmente qualche appunto.

E’ innegabile che tanta sia stata la buona volontà nel riaprire il sito, una volontà che ha dovuto fare i conti con il poco tempo a disposizione per ripulire l’intera area. Solo qualche settimana fa, infatti, riconoscere i resti delle mura dell’edificio era quasi impossibile, date le alte sterpaglie che lo invadevano completamente.

In tempi brevissimi si è fatto ciò che si è potuto, liberando soprattutto i punti maggiormente attrattivi, come la zona absidale riccamente adornata da vivaci marmi policromi, ma lo stesso non si può dire dei punti in cui le erbacce ormai secche sono state riposte rendendo accidentato il percorso, o delle mura perimetrali del complesso ancora avvolte dalla vegetazione.

Uno sguardo cade sicuramente sull’impianto di video-sorveglianza presente, ma dai cavi non collegati, una mancanza questa che in passato ha dato modo ai “tombaroli” di professione di poter fare razzie senza alcun minimo rigore scientifico di ciò che era ancora celato nel sotto suolo.

Tutt’altra storia riguarda l’aver affidato la prima apertura del monumento al FAI, Fondo Ambientale Italiano, il quale si è appoggiato ad Aspiranti Cicerone che un po’ goffamente hanno illustrato sommariamente la storia celata tra le rovine, ma il supporto di professionisti del settore non è certo venuto meno; del resto è possibile perdonare, in questo caso, l’inesperienza dei ragazzi del tutto in buona fede.

Sui social, di tutta risposta, non è stata presa positivamente l’idea che la gestione prossima del periodo estivo sia affidata in toto al servizio civile o a volontari, un ritornello sempre più frequente nel mondo dei beni culturali che vede l’impegno mal ricompensato di schiere di volontari che si prestano a mantenere in vita opere monumentali che altrimenti andrebbero in rovina.

Da quanto appreso pare che il comune abbia intenzioni ben precise per la gestione di tutti i siti archeologici della piana, affidandoli previa bando, in uscita probabilmente in autunno, ad una cooperativa.

Noi ci auguriamo che questa sia la volta buona che i numerosi giovani professionisti del settore che si sono distinti per meriti e crediti negli ultimi anni sul territorio, possano finalmente essere parte attiva dell’universo patrimonio storico-artistico lametino, appannaggio sempre dei soliti nomi noti.

Felicia Villella

 

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