The dinner al Teatro Politeama
3 min di letturaRichard Gere sullo schermo del teatro lametino
Proseguono a ritmi regolari le proiezioni dei film programmate al Teatro Politeama di Lamezia Terme dall’associazione culturale “Cinema Grandinetti 1919” con il film The dinner (La cena) con il quale Richard Gere torna sugli schermi italiani dopo il discreto successo nel 2015 di Franny.
Il film drammatico, diretto da Oren Moverman, tratto dal bestseller La cena di Herman Koch, (edito in Italia da Beat) e uscito nelle sale il 18 maggio, affronta il dilemma di due fratelli Stan e Paul e delle rispettive mogli, Katelyn e Clara, di operare delle scelte appropriate per proteggere i figli, rei di un tremendo delitto ai danni di una barbona indifesa che hanno bruciato viva e postato sul telefonino durante una nottata di annoiato ed alcolico girovagare.
Il delitto è rimasto ancora impunito e i quattro genitori si riuniscono periodicamente in un lussuoso ristorante per decidere se proteggere i propri ragazzi nascondendo la verità o agire secondo giustizia e denunciare il crimine.
Combattuti da tensioni e contrasti, maturati nel tempo a causa della diversa sorte che il destino ha loro riservato, i due fratelli si scontrano senza trovare una via d’uscita accentuando la loro diversità: Stan Lohman (Richard Gere) è il politico, prevaricatore e cinico, candidato alla carica di governatore, accompagnato dalla giovane moglie Katelyn (Rebecca Hall), mentre Paul (Steve Coogan) è pieno di fragilità, malato di mente e tenuto lontano dai problemi familiari di cui si occupa la moglie Clara Linney.
Le sequenze del film si succedono in maniera monotona in un alternarsi di fatti del giorno e flashback che mettono in luce le differenti sensibilità e consistenze etiche dei genitori senza riuscire pienamente a costruire un racconto dinamico e travolgente.
Lo spettatore infatti finisce per distogliere l’attenzione dal cuore della vicenda e dagli squilibri che si creano attorno alla tavola con la cena di famiglia.
E man mano che il film si avvia alla conclusione la continuità drammaturgica si sfilaccia perdendo compattezza e coesione e soprattutto si affievolisce l’azione scenica. Paul, sempre più insofferente ed instabile, stenta ad affrontare la situazione del figlio e la vita di tutti i giorni perseguitato dalla follia che gli offusca la mente ridotta ad un labirinto dal quale non riesce a fuggire.
In particolare la sua ossessione è rappresentata dal pensiero della guerra civile americana, dalla sanguinosa battaglia di Gettysbourg e si avverte anche quando parla in modo irrazionale e concitato nell’aula deserta convinto della presenza dei suoi alunni. Ma sarà proprio lui a risolvere il dilemma iniziale allorquando, per salvare il proprio figlio, uccide il nipote che comincia a vacillare al ricordo dell’atroce delitto della barbona senza nome.
Lina Latelli Nucifero