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Roghi tossici, Piccioni: avvertimento in puro stile mafioso

2 min di lettura
Piccioni: Color, Lameziacomics e tanto altro…bloccati o espatriati. E’ il momento di dire basta

E’ inaccettabile quanto accaduto ieri nella nostra città!

Comunicato Stampa

Un’intera comunità “avvelenata” dalla nube tossica che si è propagata da località Scordovillo nelle ore centrali della giornata, mettendo per l’ennesima volta a rischio la salute di tutti i cittadini.

Aria irrespirabile per ore a pochissima distanza dalle scuole, dall’ospedale, dagli stessi presidi istituzionali che rappresentano lo Stato sul territorio.

In una zona della nostra città dove, come i dati dimostrano, vi è una evidente concentrazione di casi di tumori e patologie connesse ai fumi tossici. É il momento di dire basta.

Dopo quindici mesi, si è aspettato il giorno successivo alla fine della gestione commissariale e il reinsediamento dell’amministrazione comunale, per ricominciare con i vergognosi roghi tossici.

È chiaro che non siamo di fronte ai soliti roghi o a fenomeni di criminalità comune, anch’essi sicuramente da condannare e colpire. La tempistica e le modalità dei fatti di ieri ci mettono di fronte a un chiaro segnale di sfida criminale allo Stato e alle istituzioni! Sia ben chiaro.

Dobbiamo avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Il rogo tossico di ieri è  frutto di un disegno criminale organizzato nei tempi e nei modi per lanciare un avvertimento in puro stile mafioso. Di questo si tratta. Non possiamo tollerare questo sfregio alla città e alla vita stessa delle persone.

Ora che si è reinsediata l’amministrazione comunale, come forze politiche, tutte insieme, abbiamo il dovere di affrontare una vergogna che non può assolutamente ripetersi. Come classe politica tutta, dobbiamo dare risposte ferme a chi attenta alla vita delle persone e sfida le istituzioni.

Lo dobbiamo ai nostri cittadini, la cui salute non può essere messa a repentaglio da criminali senza scrupoli. Ai bambini e  alle vittime inermi  che abitano a Scordovillo.

Lo dobbiamo anche alla dignità stessa delle istituzioni che rappresentiamo.

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