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Rossano, misura cautelate per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione

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Gli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di Rossano, hanno eseguito nella giornata di ieri, la misura cautelare della custodia in carcere del GIP presso il Tribunale di Castrovillari, dott.ssa CIARCIA, nei confronti di C.V. cl.82 per i reati di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ed estorsione, richiesta dal dr. IANNOTTA, P.M. presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari diretta dal Sig. Procuratore della Repubblica dr. FACCIOLLA.

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Gli uomini della Polizia Giudiziaria del Commissariato di Rossano accertavano, a seguito della denuncia della vittima, che l’odierno arrestato, mediante raggiri, minacce e percosse, dapprima induceva la donna alla prostituzione e successivamente ne sfruttava e ne favoriva l’attività di meretricio.
In particolare dal 2007 al 2008 la vittima si era ritrovata costretta ed indotta ad esercitare l’attività di meretricio per saldare il debito contratto per il viaggio in Italia, con un altro soggetto rumeno riconducibile ad alcune famiglie di zingari dimoranti in Romania.
Quest’ultimo l’aveva accompagnata in Italia con la falsa promessa di lavorare come parrucchiera, per poi cederla all’odierno indagato, previo pagamento. La donna oltre ad essere controllata sul posto di lavoro era costretta a consegnare allo sfruttatore i relativi proventi giornalieri.
Più volte la vittima aveva tentato di interrompere l’attività di meretrice, ma l’uomo l’aveva costretta, minacciandola e usandole violenze fisiche.
Tali violenze si concretizzavano nel bruciare una busta per far colare la plastica bollente sul ventre della vittima e nel colpirla con calci e pugni.
In un’occasione la malcapitata è stata ferita con un coltello, in altre due occasione è stata costretta ad abortire. L’arrestato inoltre costringeva la donna a consegnargli delle somma di denaro dietro la minaccia di fare del male anche alla figlia che per alcuni anni è rimasta in Romania, contro la volontà della madre presso i familiari dello sfruttatore.
Tale minaccia ha impedito alla donna denunciare cosa stava succedendo.
Lo sfruttamento è continuato fino al 2017 quando la donna, riuscita a ricongiungersi con la figlia, ha trovato il coraggio di allontanarsi dalla casa dello sfruttatore e denunciarlo.

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