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Rottamavano auto con dentro rifiuti, sequestrate due aziende

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Rottamavano auto con dentro rifiuti, sequestrate due aziende

Reggio Calabria, sono 8 gli indagati nell’inchiesta “Asterisco”

I carabinieri del Nipaaf del gruppo forestale di Reggio Calabria hanno scoperto un traffico illecito finalizzato al risparmio di costi ed alla commercializzazione dei rifiuti in assenza dei trattamenti previsti e con formulari redatti con dati falsi sulla tipologia.

Sono otto gli indagati nell’inchiesta denominata “Asterisco”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro delle quote sociali e i patrimoni aziendale di due società, i patrimoni aziendale di due ditte individuali e di un furgone utilizzato per la movimentazione dei rifiuti.

La Procura di Reggio Calabria, diretta da Giuseppe Lombardo, contesta agli indagati i reati di invasione di terreni, collocando i rifiuti anche su terreni, pubblici e privati, al di fuori delle aree aziendali, nonché il deturpamento e imbrattamento di cose altrui.

Le aziende, che hanno sede a Villa San Giovanni e a Motta San Giovanni, sono state adesso affidate a due amministratori giudiziari.

Le indagini avrebbero consentito di individuare i soggetti, titolari di aziende del reggino, che sistematicamente, all’interno degli impianti, avrebbero gestito i veicoli fuori uso non sottoponendoli alla necessaria preventiva bonifica tramite la prevista asportazione degli elementi inquinanti da sottoporre a distinti cicli di recupero e smaltimento mantenendo così la qualità di rifiuti pericolosi.

Gli autoveicoli fuori uso, non sottoposti a bonifica, venivano commercializzati come rifiuti non pericolosi.

I carabinieri forestali, inoltre, hanno accertato che in molte occasioni all’interno dei veicoli rottamati erano riposti rifiuti, costituiti da scarti di lavorazione o rifiuti privi di valore commerciale che dovevano essere smaltiti separatamente con i costi conseguenti. I veicoli ridotti volumetricamente erano poi trasportati alle aziende acquirenti con un peso fraudolentemente aumentato.

In questo modo, la riduzione volumetrica permetteva la formazione dei cosiddetti “pacchi auto” o “pacchi carrozzeria” con all’interno i rifiuti nascosti. Le indagini dei carabinieri forestali hanno anche permesso di accertare che i rifiuti costituiti da apparecchiature elettriche (Raee) non erano, preventivamente al conferimento presso impianti specializzati al riciclo e valorizzazione, sottoposti a sottrazione delle parti pericolose.

Anzi, in alcuni casi, erano riempiti con altri rifiuti. Stando all’inchiesta, inoltre, gli estintori esausti erano trattati con mezzi meccanici, con conseguente esplosione e rilascio in atmosfera di polveri pericolose, mentre le balle di paraurti di autovetture venivano in realtà mescolate con rifiuti, anche pericolosi, destinati allo smaltimento.

Invece che asportare i liquidi, potenzialmente pericolosi, contenuti nei fusti metallici, questi ultimi non sarebbero stati preventivamente bonificati ma trattati in modo tale da causare sversamenti nel suolo aziendale.

Tutto sarebbe servito a ottenere notevoli risparmi economici.