S.A.R. Gioacchino Murat a Lamezia
3 min di letturaAll’Uniter di Lamezia Terme si è parlato del nuovo libro dello storico Villella che propone nuove ipotesi sulla morte del generale francese divenuto re.
Lo storico Vincenzo Villella ha fatto tappa, dopo la prima presentazione nel meraviglioso Castello di Pizzo Calabro (VV) di qualche settimana fa, presso l’UNITER di Lamezia Terme per la presentazione del suo nuovo libro di storia Joachim Murat, la vera storia dell’assassinio del re di Napoli, che tratta alla luce di nuova ed inedita documentazione coeva all’epoca, sulla morte e sopratutto sulle vicende della sepoltura e della esatta ubicazione del cadavere del re Gioacchino Murat, cognato del generale e poi imperatore Napoleone Bonaparte, il quale pose questo figlio di un albergatore, donnaiolo incallito e valente militare sul trono del regno di Napoli nel 1808 in sostituzione di Giuseppe Bonaparte, trasferito per volontà dell’illustre fratello sul trono della Spagna da poco occupata.
Murat nei sei anni del suo regno (che inclusi quelli di Giuseppe Bonaparte prima di lui sono conosciuti anche come Decennio Francese) lascerà delle preziose eredità che i Borboni ritornati al trono di Napoli per volontà del Congresso di Vienna (1814-1815) non revocheranno quali, fra i tanti, l’adozione del Codice Napoleonico, della creazione delle magistrature civili e penali in ogni provincia, finalmente sottratte alla giurisdizione d’origine medievale delegata ai nobili, la creazione della figura dell’Intendente (il futuro prefetto), di alcune bonifiche, della creazione di strade e porti, della elevazione di molte città a capoluogo di provincia (in Calabria di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria), della introduzione del matrimonio civile, del divorzio, della adozione, della eversione della feudalità, della soppressione, confisca e vendita dei beni degli Ordini Religiosi, della creazione dei cimiteri fuori dal perimetro urbano, della fondazione della attuale facoltà di Ingegneria a Napoli e tanto altro.
Questo fu possibile a Murat fin quando l’illustre cognato sarà sul trono imperiale francese, ma caduto in disgrazia dopo le ripetute sconfitte militari da parte della coalizione antifrancese formata da Inghilterra, Austria e Russia, trascinerà nel baratro anche i suoi congiunti elevati da lui re delle nazioni occupate (1813).
Murat non si rassegnerà facilmente di perdere il trono di Napoli, a cui si era sinceramente affezionato, e dopo un rocambolesco tentativo di sbarcare nel salernitano per marciare su Napoli, si ritroverà in preda ad una tempesta che spingerà le sue imbarcazioni fino a Pizzo Calabro, dove non riconosciuto dalla popolazione ma si dai militari borbonici, dopo un processo farsa sarà fucilato nel Castello aragonese cittadino il 13 ottobre 1815 e sepolto secondo la letteratura ufficiale nella chiesa cittadina di San Giorgio.
Nel corso di questi due secoli trascorsi da questi eventi sono sorte svariate ipotesi e leggende sulla ubicazione vera dell’illustre cadavere, sulla sua esecuzione e quant’altro che Vincenzo Villella ha sapientemente raccolto anche da documentazione inedita e in lingua francese e studiato per offrirlo ai suoi lettori.
Questo libro è stato finanziato dalla regione Calabria ed è frutto della collaborazione dello studioso lametino con l’associazione ONLUS “Gioacchino Murat” di Pizzo che si occupa di preservare la memoria storica del re Gioacchino tramite la gestione, conservazione e fruizione ai turisti del Castello cittadino.
Il 22 maggio 2019 si è svolto un TALK STORICO a cura della rubrica StoriaPop sulla figura di Murat.
Matteo Scalise