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Salvini a Corigliano Rossano. Scena muta sui temi dell’arco jonico

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Dietro in tutto, Sibaritide e Crotoniate ignorate dai piani alti delle forze politiche. Solite passerelle, ricche di apparato, di amici e parenti, di chi si nutre di incarichi, prebende e finanziamenti. Di progetti e programmi neanche a parlarne

Comunicato Stampa

Lo scenario delle due Città più importanti di tutto l’Arco Jonico è davvero sconcertante.

E l’aspetto ancora più inquietante è la mancata indignazione di chi ha rappresentato negli anni, ed oggi vorrebbe nuovamente rappresentare, questi territori: quella classe politica storica che è da sempre addentellata a deviate geometrie centraliste in cambio del classico piatto di lenticchie.

Patetiche ed offensive, verso le esigenze del territorio, le dichiarazioni del Leader della Lega nella recente conferenza stampa.

Si parla della soppressione dell’ex tribunale di Corigliano-Rossano, ma si tace sul famoso contratto di Governo giallo-verde nel quale Lega e M5S, al punto 12, avevano inserito la riapertura dei Presidi soppressi. Nessuno di questi Signori ha mosso un dito in tal senso ed oggi vengono a vendere fumo offendendo le intelligenze di un popolo trattato a pesci in faccia. Si parla di 106 e si sottace sullo scippo di 7 miliardi di euro, che al tempo del Governo Prodi proprio la Lega spostò dagli investimenti sulla statale alle quote latte al nord.

Nessun riferimento ai porti di Corigliano-Rossano e Crotone, quanto alle vie del mare. Nessuna allusione alla possibilità, l’unica, di riguardare la gestione delle Autorità di Sistema riconducendo i due porti jonici calabresi a Taranto. Poi si chiude con la ciliegina del Ponte sullo Stretto.

Il leitmotiv è sempre lo stesso: elevare l’offerta di lavoro. Ma nessuno chiarisce il motivo per cui si è lasciato un territorio, l’Arco Jonico Sibarita e Crotoniate, allo stato brado dal punto di vista infrastrutturale. Non una parola sulle tematiche legate alla linea ferrata jonica, nessun accenno ad una pianificazione industriale che punti alla rigenerazione green dei siti dismessi di Crotone e Corigliano-Rossano.

Del resto non si possono additare le manchevolezze di programmazione territoriale ai candidati della Lega. Essendo, costoro, espressione di altri territori, va da sé che disconoscano finanche le vie d’accesso allo Jonio. Pertanto, pretendere che tocchino tali temi, sarebbe una chimera.

Lato centrosinistra, invece, oltre qualche comparsata nelle feste rionali adeguatamente camuffate anche nei contesti urbani importanti, il nulla cosmico. Tra l’altro la mancanza di idee progettuali porta semplicemente ad ascoltare quelle degli altri per poi lanciarsi in patetica retorica.

Anche il vocabolario annaspa. Disponendo di risicato e succinto lessico, si è costretti ad utilizzare le altrui terminologie, pur nella consapevolezza di non essere neppure in grado di fornire una spiegazione dei termini utilizzati. L’allusione va al famoso “Arco Jonico”, termine ormai aduso alla stampa ed all’uopo diventato di linguaggio comune anche per arricchire sterili comunicati partoriti alla vecchia ed obsoleta maniera.

Fa comodo, oltretutto, trattare temi ormai ammuffiti dall’incuria degli stessi partiti che oggi si candidano solo a confermare idee riciclate o copie mal riuscite di ragionamenti. Se da un lato si assiste a conferenze stampa ricche di argomenti vuoti, dall’altro si gestiscono le campagne elettorali alla solita stantia maniera delle parate pubbliche, con le solite comparsate di amici, parenti, professionisti e imprenditori vicini per solo ragioni di interessi privati. Sul fronte 5stelle, invece, il collegio jonico si riduce ad una riproposizione a mo’ di rotocalco degli argomenti del Leader di partito. Chiaramente, anche tali esternazioni, risultano ampiamente giustificate dalla conclamata non conoscenza della benché minima problematica territoriale da parte della Candidata all’uninominale. In questo contesto, tipico del bagaglino, dovrebbe cambiare la percezione dell’Arco Jonico agli occhi di un futuro Governo?

Non si può continuare a sottacere delle verità incontrovertibili sol perché gran parte della Classe dirigente jonica è legata mani e piedi ai potentati politici riconducibili ai Capoluoghi storici. Tale andazzo non è più sopportabile, tanto meno tollerabile. Si può immaginare che una provincia come quella di Catanzaro abbia 2 ospedali HUB e la confinante Crotone uno Spoke? Si può accettare il dato che una città di 75mila abitanti, come Corigliano-Rossano, abbia il solo ufficio del Giudice di Pace mentre centri come Paola e Locri sono sedi di Tribunali? Come si può subire il dato che l’ambito di Catanzaro abbia tre emodinamiche, altrettante sono spalmate nelle aree vallive e tirreniche della provincia di Cosenza, mentre Corigliano-Rossano e Crotone ne sono sprovviste? Sulla sanità i Capoluoghi storici fanno man bassa di tutto, salvo poi riscoprire Corigliano-Rossano e Crotone quando si tratta si posizionarci i nominati dalla politica.

Nessuno giustifica lo squilibrio economico ed infrastrutturale tra i due versanti della Calabria. Storture su storture che denuncio da sempre e verso cui, come solo i codardi e i vili sanno fare, si risponde con i silenzi. E tutto ciò, con la compiacenza della Classe dirigente jonica, allineata a diktat di partito che non trovano giustificazione alcuna. Nessuna! Un dato drammatico, ovviamente per volontà dei poteri centralisti, riguarda la percentuale  dei dipendenti amministrativi con regolare contratto a tempo indeterminato.

Anche in questo contesto, Corigliano-Rossano e Crotone sono surclassate dai Capoluoghi storici e dai Centri ritenuti loro dirette succursali. Un dipendente ogni 3.5 abitanti in realtà come Cosenza o Catanzaro. Uno ogni 5 nei casi di realtà come Paola e Locri.

Tale dato dilata, vertiginosamente, a 1 abitante ogni 19 nei casi di Corigliano-Rossano e Crotone.  Raffronti agghiaccianti se consideriamo che le su citate Città joniche si piazzano al sesto ed al terzo posto per demografia in Calabria. Uno spaccato che restituisce una realtà jonica disperata ed ancor più incancrenita oggi a margine delle vicende pandemiche.  Laddove maggiore è la presenza amministrativa totale, aumenta gradualmente il dato degli assunti nelle categorie servizi (terzo settore) e talvolta diminuisce l’incidenza degli assunti nel secondo settore (industria).

La situazione preoccupa ancor di più se si considera che nel caso jonico, una fra le principali fonti di reddito è rappresentata dal settore turistico. Tale indotto, salvo adeguate politiche da intraprendere nei prossimi anni, è destinato a non rappresentare un ragionevole tasso di interesse per le popolazioni joniche.  Se a tutto ciò aggiungiamo una totale assenza della mobilità pubblica ed un diritto ai trasporti che si limita prevalentemente all’utilizzo delle automobili, ben si comprende come il costo della vita degli abitanti che risiedono lungo l’Arco Jonico sia maggiore rispetto a quello dei Capoluoghi storici e relativi hinterland in un rapporto di assoluta disparità di servizi, talvolta finanche impercettibili.

Ritengo che tale situazione necessiti di correttivi! Non è possibile continuare ad imperversare con logiche centraliste che hanno portato lo Stato ad abbandonare le Città e contesti jonici accentrando il tutto sui Capoluoghi storici e comunque lungo l’asse urbano tracciato ad ovest della Regione

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