Speciale Sambiase: l’Orologio della Vergine Maria, una reliquia libraria
5 min di letturaPuò sembrare stravagante: eppure, il Convento dei Minimi nel lontano 1625 lo ha brevettato per il culto mariano.
La secentina, in questione, è del Coriolano, ovvero di padre Francesco Longo (1562-1625), di cui Enrico Borrello congettura erroneamente la nascita in quel di Sambiase.
Tuttavia, al di là del millantato natale, errore veniale, tra l’altro, per il magistero pioneristico del nostro storiografo, non se può assolutamente smentire la circolazione delle sue opere nel Convento dei Minimi: se fragile può sembrare la dimostrazione, almeno per le traversie che hanno accompagnato il monastero nei secoli, dalla distruzione a seguito del terremoto del 1638 fino alla flebile riapertura del 1818, cui seguì nuovamente la chiusura del 1864, nulla vieta però di poter ricostruire la biblioteca perduta, che verosimilmente era disponibile alla consultazione dei suoi volumi, persino dalle nostre parti:
- Tractatus de casibus reservatis (1616-1634), che ebbe varie edizioni e ristampe a Lione e Milano;
- Summa conciliorum omnium (Anversa, 1623);
- Cronologia Summorum Pontificum;
- Tractatus casuum conscientiae (Colonia, 1619);
- Theologica Summa S. Bonaventurae ad instar Summae D. Thomae Aquinitatis (Roma, 1622);
- Horologium spirituale et exercitium angelicum.
Se è vero che “fu assai famoso e insigne in tutta Italia per dottrina e solida pietà”, ne consegue una fruizione del suo pensiero negli ambienti minimi del Mezzogiorno.
C’è da dire che Francesco Longo fu eletto più volte a collega del Generale dell’ordine dei Minimi, improntando la sua memoria sull’esempio, nell’ammirazione prolungata fin oltre la morte, “memoriam suam posteritate ad exemplum et admiratione commendavit” (Lanovius, Chronicon Gen. Ord. Minimorum , Vol. I, App. I, in Roberti, Disegno Storico, Roma 1902, pag.274): dato che suffraga la tesi di questo modesto contributo come pista di lavoro di una futura trattazione.
Ora, tornando ai testi sopracitati, mi sono proposto di osservarne l’ultimo, l’Horologium, per intenderci, malgrado una difficoltà iniziale del tutto rilevante, oggettivamente parlando: il volume risulta irreperibile in Opac Nazionale, ovvero nel database dei testi bibliotecari sul territorio tutto.
Quindi, armato di buzzo buono sono andato a caccia del testo che non c’è e, caso o fortuna, fate voi, me lo sono ritrovato davanti ai miei occhi: quando è il caso di dire “la fortuna aiuta gli audaci”.
Per la tutela del libro antico sono necessarie vincolanti norme di conservazione che, nel concreto, si sono tradotte in fotografie di parti selezionate, ma tutto ciò, sebbene poco, potreste dire, comunque mi è bastato per avere uno sguardo d’insieme dell’opera in esame: meglio questo che nulla, almeno si inaugura un solco di studi al riguardo!
A dire il vero, in via preliminare, mi sarei aspettato da subito un testo in latino: lo è nel titolo e nella prefazione per soddisfare l’usus scribendi della tradizione ecclesiastica ma non nei contenuti delle pagine a seguire.
Nella sostanza, scartabellandolo un po’, fluisce la lingua del volgo, chiosata da puntuali citazioni bibliche o patristiche e da note lateralizzate in abbreviazione: qua e là un corredo fotografico, invece, dà la sensazione di un catechismo visuale degno di una collaudata produzione iconico-figurale.
Le immagini, infatti, subordinano e funzionalizzano il logos discorsivo alla contemplatio adorante: si pensa correttamente anzitutto perché si sa guardare; occasione per far convergere in un circolo virtuoso speculazione e sguardo estetico, mariologicamente, aggiungo!
Entrando nel merito, mi si sono scorse delle garbatissime icone mariane, che non fanno altro che scandire l’orologio spirituale di ogni cammino cristiano: il dono del tempo è nel tempo di donarsi sembrano dirci.
In Francesco Longo, secondo me, era forte il senso dell’Annunciazione nell’annunzio della Buona Novella: Minimo in Maria tra le stazioni illustrate della Vergine. Ed eccole in progressione le sacre icone della Madre delle madri, cui fa eco il Magnificat nel germoglio di un’invocazione vocativa vocante.
Vide horam, vedi l’ora! Visora, (si) vis, ora, se vuoi prega! Un bel memento in ogni momento della giornata, insomma!
Testo e traduzione a cura del
Prof. Francesco Polopoli
Figura 1: Frontespizio del testo
(Nella prefazione, l’autore precisa, subito dopo il culto passionista di Cristo, che occupa la prima parte del testo, di esercitarsi sul nuovo modo di salutare Maria, aggiungendo di aver scritto l’operetta su commissione del reverendissimo padre Clemente da Noto, completando il lavoro poi nel Convento di San Bonaventura il 10 dicembre del 1620).
Figura 2: Pagina della Secentina del Coriolano
Figura 3: E quando i genitori v’introdussero il bambino Gesù, Simeone lo prese tra le braccia e benedisse Dio.
Figura 4: I re di Tarsi e le isole offriranno doni; i re degli Arabi e di Saba porteranno offerte (La riflessione si impone allo sguardo dei fedeli che ne traggono motivo di gioia, ma anche a quello degli infedeli che se ne rammaricano).
Figura 5: Vieni dal Libano, vieni, e sarai incoronata. Alla tua destra si sta la regina in manto d’oro con ogni varietà d’ornamenti.
Figura 6: Preziosa al cospetto di Dio è la morte dei suoi santi martiri. Ma quanto di più preziosa è la mortificazione della sua santissima Madre?
Figura 7: Ascendendo Gesù Cristo in alto, ha portato con sé i prigionieri. Ha distribuito doni agli uomini.
Figura 8: Figlio, perché ti sei comportato in questo modo? Io e tuo padre, addolorati, eravamo preoccupati per te. Non sapevate che dovevo essere negli affari del Padre mio?
Figura 9: Questo è il primo dei miracoli che Gesù fece a Cana in Galilea, e ha manifestato la sua gloria, (facendo sì che) credettero in lui.
Figura 10: La santa madre di Dio è stata esaltata al di sopra dei cori degli Angeli, nei regni celesti.
Figura 11: Ecco, il Signore cavalca una nube leggera ed entra in Egitto. Crollano gli idoli egizi al suo cospetto.
Figura 12: Per i peccati del suo popolo, vide Gesù in mezzo ai tormenti (più impensabili). Vide anche suo figlio desolato e morente.
Figura 13: Lo spirito di Dio ha riempito la terra tutta. E tutto ciò che la contiene, ha conoscenza del suo Verbo.
Figura 14: Risvegliatevi, o mia gloria, destatevi arpa mia e mia lira. Sono risorto e sono ancora e sempre con te.