San Teodoro, il rione nato ai piedi del castello normanno-svevo
3 min di letturaIl castello e il rione di San Teodoro, un territorio ambito già prima dell’arrivo dei Normanni grazie alla sua posizione strategica
Il quartiere di Lamezia oggi noto come rione San Teodoro si sviluppa alle pendici dello sperone roccioso su cui poggia il castello normanno-svevo di Nicastro.
In realtà la frequentazione della zona era già avvenuta nel periodo precedente la costruzione della fortezza, favorita dalla presenza del torrente Niola e del fiume Canne usati per l’irrigazione, incrementando la costruzione delle prime abitazioni proprio lungo i due corsi d’acqua.
Dopo la realizzazione del castello avvenuta nell’XI secolo, si crea una zona di rispetto in cui non edificare e che, di conseguenza, fece proseguire le costruzioni nella zona bassa del rione. Nasce, ad esempio, via Quercia, probabilmente per la presenza di questa tipologia botanica nella zona, di cui oggi non resta traccia, ma che probabilmente doveva essere compresa tra la Pedichiusa e Santa Lucia.
In seguito, la zona di rispetto va via via sempre più a ridursi, contribuendo alla formazione di nuove borgate; nascono le zone di San Marco, del Salvatore e di Casale Nuovo (quest’ultimo in contrapposizione al territorio detto di Terra Vecchia).
Contemporaneamente alla nascita di nuove zone abitate, sorgono i primi luoghi di culto: prima fra tutti, nel 1200, la Veterana, nota anche come Chiesa delle “cucchiarelle” che insiste sui resti di un monastero basiliano e la sua fondazione è legata alla figura di Federico II. Infatti si tramanda che, una delle figlie, confidò al padre di aver ricevuto in sogno una richiesta da parte della Vergine Maria, la quale la esortava la costruzione di un edificio in suo onore sull’area collinare di fronte il castello. Molto probabilmente, però, la ragione della sua edificazione è stata molto più pratica.
Il numero degli abitanti della zona era notevolmente in crescita e la sola cappella dedicata a San Nicola fatta erigere all’interno del castello e di pubblico utilizzo, non era più sufficiente sia a contenere tutti i fedeli che tutte le sepolture.
Sorsero ulteriori edifici di culto; quello di San Marco nel XIV secolo, il Santissimo Salvatore e la chiesa parrocchiale entrambi del XV secolo.
Facendo capo a quanto riportato da don Pietro Bonacci nel suo volume “San Teodoro, il rione più antico di Nicastro“, in uno Stato d’Anime del 1653, una sorta di sondaggio Istat sulla popolazione, il numero degli abitanti del rione era di 663 e il complesso abitativo aveva preso grosso modo la conformazione urbanistica così come possiamo apprezzarla oggi. Solo la zona di Casale Nuovo, era ancora leggermente isolata rispetto al resto dell’abitato.
In seguito al terremoto del 1638, che in parte toccò il castello e le tante abitazioni del posto danneggiandoli, con la ricostruzione della nuova parrocchia si abbandonò l’uso di indicare la zona con Casale Nuovo e si iniziò ad usare la dicitura riferita alla chiesa: San Teodoro.
Da qui in poi, numerosi documenti tecnici testimoniano come la popolazione sia stata in crescita, fino a quando nel 1851 si raggiunsero i 2000 abitanti, un numero consistente trattandosi di una frazione dell’allora città di Nicastro.
Ad oggi le strette vie del borghetto risultano quasi deserte, sono pochi gli abitanti locali che hanno continuato a vivere nelle antiche abitazioni; più che altro quello che si è andato a formare è uno squarcio socio-culturale: molte delle case, alcune in realtà in condizioni fatiscenti, sono state affittate creando dei piccoli sobborghi abitati da immigrati di diversa nazionalità.
Felicia Villella