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Sangu: l’appassionante romanzo del lametino Daniele Cerra

5 min di lettura

‘Sangu’, in dialetto calabrese, significa sangue ed è il titolo di un romanzo da poco in vendita nelle librerie. E  ‘Sangu’ troviamo nella copertina rappresentato da quella “lacrima” che esce dal salume appena affettato e nella trama del libro scritto dal lametino Daniele Cerra.

sangu Daniele Cerra

Violenza fisica e psicologica spesso riecheggiano nella realtà del romanzo ambientato a Terina, una immaginaria cittadina della Calabria dove si intrecciano le vicende dei quattro protagonisti.
Knut, un turista norvegese amante del Kitesurf che si reca in Calabria perché gli hanno riferito che è come andare in Messico senza oltrepassare l’oceano: “sole, mare, pistole e peperoncino”.
Il vicecommissario Longo, un po’ burbero e rude ma anche caparbio e coraggioso, simile al più celebre Commissario di Camilleri che però egli non sopporta perché reputa inverosimile: “ma quantu minchiati!” esclama guardando un episodio del commissario Montalbano.
Domenico Vescio, un ristoratore in pensione al quale dei nomadi hanno rubato l’automobile che, come dichiarato dallo stesso autore, è ispirato a Gregorio Torcaso, meglio noto a tutti in zona come zio Gregorio, proprietario di uno storico ristorante a Platania.
E infine, Turi Occulta, un mago che cerca di truffare gli ingenui clienti per arricchirsi, con una personalità  avvolta da un alone di mistero che, si manifesterà sempre più complessa ed interessante.

Le vicende dei personaggi si intrecciano su un canovaccio coinvolgente e piacevole sin dalle prime pagine. Una lettura dinamica in cui i tasselli pian piano si compongono per svelarci un oscuro mistero che si nasconde nella cittadina del romanzo.
Il genere è ibrido:  il romanzesco si fonde col vissuto dello scrittore che si mescolano alla ‘suspence’ del thriller costruito su uno sfondo di ulivi centenari sul quale si muovono personaggi variopinti e si intersecano leggende di paese.
Tutto è raccontato con toni spesso resi divertenti grazie all’ausilio di termini dialettali calabresi (a volte tradotti) che non rallentano la lettura del romanzo. La narrazione fluida, veloce e mai noiosa, segue il rapido avvicendarsi degli eventi. Vari sono i motivi per leggere ‘Sangu’, non da ultimo per sostenere e valorizzare un giovane talento calabrese. L’autore del romanzo, infatti, è Daniele Cerra, classe 1980 nato a Lamezia Terme dove è vissuto fino al 1998. Attualmente Daniele vive a Monaco di Baviera e lavora come ricercatore presso il Centro Aerospaziale Tedesco.

‘Sangu’ è il suo primo vero romanzo ma da anni scrive, per e con passione, i suoi pensieri e le sue esperienze nel blog personale “Dal Cantagalli all’Isar”.

Quanto della sua terra natia, volontariamente o involontariamente, ha  riposto in “Sangu”?
«In Sangu c’è molto della Calabria e in particolare di Lamezia, quasi tutto. A cominciare dai numerosi personaggi del libro, tutti o quasi modellati su ruoli, comportamenti, atteggiamenti che per tanti anni ho potuto “assorbire” nella cittá, arrivando ai molti luoghi descritti: il bastione dei cavalieri di Normandia, il lido Hot Bay, la cosiddetta “salita-discesa” vicino alle terme romane che ogni lametino non faticherá a riconoscere. I luoghi rivisitati del romanzo non fanno semplicemente da sfondo alle vicende, ma hanno una funzione ben precisa nella trama e ognuno va a comporre il tassello di un puzzle basato sulla reinterpretazione di antiche leggende sulla città».

Nella lettura del suo romanzo, si ritrovano spesso  termini o modi di dire del dialetto calabrese. Pensa che questo possa essere da ostacolo per un lettore non del luogo?
«Per assicurarmi che così non fosse,  ho fatto leggere i capitoli più complessi sotto questo aspetto a un amico di Roma e un altro di Bergamo. Mi  hanno rassicurato. Ho provato a rendere intellegibili i termini dal contesto e, quando non ci sono riuscito, li ho fatti esplicitamente tradurre a qualche personaggio oppure ho inserito un personaggio che non capisce il calabrese e quindi si fa spiegare i termini più ostici».

In quale genere di romanzo si potrebbe inserire Sangu?
«Ecco, non saprei. Nei primi intrecci dei personaggi l’atmosfera è quasi da western urbano mentre, per il personaggio norvegese, è quasi un romanzo di formazione. Le atmosfere di Sangu poi però cambiano e il romanzo si pone a cavallo tra un thriller e un romanzo storico».

Con riguardo alla sua vita privata e professionale, Daniele Cerra fa parte di quei famosi “cervelli in fuga” verso l’estero?
«Non mi sento proprio “in fuga”, visto che faccio di tutto per restare vicino alla mia terra e a Lamezia. Anche per questo ho scritto Sangu, per tuffarmi nella mia Lamezia e sentirla più vicina”.

Rientrerebbe in Italia e nello specifico in Calabria, se ne avesse la possibilità?
“Magari sì e non la vedo nemmeno come una scelta traumatica».

Cosa direbbe  ai suoi potenziali lettori per invogliarli a  leggere Sangu?
«Ai miei amici  direi:”Se non lo leggete, vi acchiappo a uno e uno e scordatevi la soppressata a Natale, con o senza lacrima”. A chi non mi conosce lo consiglierei perché è un libro divertente e familiare. A chi mi conosce e proprio per questo non ha voglia di leggerlo, lo consiglierei perché parte del ricavato andrá in supporto delle attivitá del reparto di broncopneumologia di Lamezia Terme che è l’unico nella regione a prendersi cura di una serie di malattie rare del polmone».

In quale personaggio di ‘Sangu’ si identifica?
«Stranamente il personaggio in cui mi identifico di più é l’unico che con la Calabria non c’entra nulla e cioé Knut, il kiter norvegese. Avendo avuto una serie di esperienze all’estero, so cosa si prova a sentirsi spaesato, senza sapere che pesci pigliare e ho conosciuto la frustrazione di non potermi esprimere al meglio per le barriere linguistiche. Ho proiettato tutto su Knut, personaggio che viene da una terra che conosco bene e mi ha aiutato a caratterizzarlo. Tra l’altro Knut si trova in quella breve fascia d’etá dove la libertà convive con la giovinezza e la spensieratezza, com’era per me quando andai in Norvegia. E dunque, nonostante tutti i problemi, Knut non si perde mai d’animo e si tuffa a capofitto in tutte le situazioni scomode o pericolose che gli capitano».

Terina, la cittadina che fa da sfondo al suo romanzo, quanto è simile alla sua Lamezia Terme e in cosa invece è diversa?
«Come dicevo è molto simile a Lamezia Terme ma in più nasconde un inquietante segreto sul quale “lo scorrere dei secoli ha depositato una patina simile a un sudario”, per citare un personaggio del libro. Non è la Lamezia che vorrei ma ha tutti i suoi difetti oltre ad averne tutti i pregi».

Valeria Folino

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