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Sanità, Amalia Bruni: sui medici cubani siamo stati travolti dalla decisione di Occhiuto

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amalia bruni

E’abituato a decidere prima, poi a confrontarsi. Noi non disponibili a trasformare la nostra Sanità in un sistema di caporalato

Comunicato Stampa

Non sono state convincenti le spiegazioni che il Presidente Occhiuto ha portato in Consiglio Regionale per  giustificare l’accordo con i medici cubani.

Fermo restando che nessuno ha problemi nei confronti dei colleghi cubani e che certamente c’è un grande problema nazionale e calabrese nelle assunzioni specie di personale medico, siamo convinti tuttavia (e in questo siamo in totale sintonia con gli ordini dei medici dell’intera regione e con i sindacati) che la strada iniziata è appunto estemporanea, pone più problemi di quanto non ne risolva e non è frutto di un ragionamento perfettamente pianificato che soprattutto possa dare risultati.

Tutti noi che ci siamo opposti a questo provvedimento abbiamo segnalato che la strada  che avrebbe dovuta essere seguita per prima dovesse essere quella dei concorsi a doppio canale specialisti/specializzandi; concorsi a tempo indeterminato, svolti con tempi celeri e corretti; che fosse necessario ridiscutere l’AIR (accordo integrativo regionale) per migliorare le condizioni economiche dei colleghi del 118 che percepiscono una paga orario similare a quella di una badante; che fosse necessario migliorare l’aspetto economico dei colleghi del settore emergenza urgenza, e ancora era, ma soprattutto è, mettere insieme tutte le forze positive che in questa terra ci sono per fare massa critica per iniziare una battaglia seria-serissima, intanto tra noi, per condividere e mettere insieme risorse e strategie, e poi con il governo che indipendentemente da chi fosse guidato non ha mai prestato la dovuta attenzione ai problemi reali della regione se non tramite l’aspetto sanzionatorio, guardando solo agli aspetti economici. Sulla vicenda dei medici cubani ribadisco di non avercela con loro tutt’altro.

Anzi sarebbe gradevole, per noi terra di tante culture, ospitare e anzi inserire nella nostra società elementi di altri mondi con esperienze diverse che arricchiscono le società. Siamo fortemente preoccupati per due motivi, uno le regole che nei casi di professionisti come i medici che desiderano lavorare all’estero devono essere seguite. Validazione, equiparazione, iscrizione all’albo ed esame di lingua sono indispensabili.

Il secondo problema ancora più preoccupante riguarda le informazioni contenute su tutti i documenti della HRF (Human Rights foundation, una per tutte) che abbiamo letto e studiato e che parlano di un sistema creato dallo stato cubano per produrre soldi mettendo in una sorta di schiavitù i colleghi medici che non solo non possono rifiutarsi di essere cooptati in queste agenzie interinali  ma che devono anche accettare che siano altri a prendere le decisioni per loro e ancora che non siano loro ad essere pagati direttamente.

Parliamo di colleghi che non potranno mai decidere di scegliere nulla perché il sistema dittatoriale non lo prevede. Mi chiedo dunque perché il nostro presidente sia andato proprio sui cubani, “mi costano meno” ha detto, come fossero merce e non esseri umani.

Le situazioni etiche che stanno emergendo sulla stampa ci impongono di non accettare, anzi di combattere, la connivenza, poiché di questo si tratterebbe, con un sistema dittatoriale incompatibile con il rispetto dei diritti umani e incompatibile con il nostro pensiero.

Restiamo del parere che il lavoro, la professione del medico, è senza uguali e impareggiabile per i risvolti non solo sulla sanità ma anche nel sociale a qualsiasi latitudine e longitudine. Non possiamo trasformare la nostra sanità in un sistema di caporalato.

Lo scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio Regionale

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